Security Token Offering: che cosa sono?
14 ottobre, 2021
7 min
I security token sono delle criptovalute, solitamente basate sulla blockchain di Ethereum, che rappresentano i dividendi dell’azienda che li emette. Al contrario degli utility token, devono essere approvati dai regolatori con lunghe procedure burocratiche.
Che cos’è una Security?
Il termine security riguarda il sistema finanziario statunitense, tuttavia in italiano è equivalente a un titolo o a uno strumento finanziario.
Alcuni strumenti finanziari in certe giurisdizioni non possono essere chiamati security, ma negli Stati Uniti il termine si riferisce a queste categorie di asset:
- Titoli azionari
- Titoli di debito (come le obbligazioni)
- Derivati (come i futures)
Security token e tokenised security: differenze
Prima di tutto va fatta una distinzione tra due termini spesso confusi: le tokenised security e i security token.
Sono entrambi asset digitali che devono essere regolamentati, tuttavia il diverso ordine dei termini security e token ci rivela già la differenza tra i due termini.
Le tokenised security sono prima di tutto security, quindi titoli rappresentativi di un’azienda. Queste security sono poi in un secondo momento emesse nella forma di token compatibili con la blockchain.
I security token invece sono originariamente token nativi di una blockchain, che hanno intrinsecamente la funzione di security al posto, ad esempio, della funzione di utility o governance.
Essendo nativi della blockchain, i security token sono anche programmabili, in quanto il loro protocollo può essere pensato per supportare tecnologie come gli smart contract.
La regolamentazione di un asset così complesso è territorio quasi inesplorato, quindi il processo per poterli distribuire sul mercato non è ancora standardizzato e incontra molti ostacoli.
Le Security Token Offering (STO)
Le STO sono le Security Token Offering, ossia l’offerta iniziale al pubblico di token rappresentativi di un titolo azionario.
La formula della STO deriva dalla combinazione delle IPO e delle ICO.
Le IPO sono tipiche della finanza tradizionale, in quanto consistono in una pubblica offerta di quote di una società pubblica a investitori istituzionali o privati.
Solitamente una banca sottoscrive la IPO e si occupa di listare le quote in uno o più stock exchange.
Attraverso l’IPO una società privata diventa pubblica e raccoglie capitale per crescere.
L’ICO è l’equivalente per le criptovalute. La differenza sostanziale è che le ICO non sono regolamentate da nessuna istituzione, ma avvengono direttamente sulla blockchain senza bisogno di verificare l’identità degli investitori attraverso la procedura del KYC.
La maggior parte delle criptovalute, e in particolare utility token nati tra il 2013 e il 2017 è stata lanciata con una ICO, tra queste ad esempio Ethereum e Ripple.
Le STO invece uniscono questi due mondi, offrendo la possibilità di acquistare quote azionarie di progetti che integrano la blockchain.
Quali problemi stanno riscontrando le STO?
Dovendo essere vendite regolamentate, di token regolamentati, le STO richiedono tempi e costi elevati per poter avere tutte le carte in regola attraverso lunghe procedure legali, spesso nemmeno ben definite.
Sono tre i fattori che stanno limitando il potenziale delle STO e dei security token in generale: l’incertezza normativa, l’assenza di organi o servizi dedicati e la scarsa liquidità.
Senza una normativa definita, tuttavia, non ci possono essere né infrastrutture né liquidità. È chiaro quindi il punto da cui iniziare.
La prospettiva dei regolatori
La SEC (Securities Exchange Commission) statunitense e la Consob in Italia sono solo due esempi dei numerosissimi regolatori nel mondo che ogni giorno rilasciano nuove dichiarazioni e cambiano sia membri che dirigenti, cercando nel frattempo di comprendere e regolare la tecnologia blockchain e le criptovalute.
Consob, nell’estate 2021, ha dichiarato di star studiando insieme alla Banca d’Italia un modo per emettere il primo security token su blockchain.
La SEC invece ha già registrato alcune STO tra il 2020 e il 2021, tra cui quella di Exodus.
Questi token infatti sembrano un ottimo punto d’incontro tra i due mondi: finalmente le autorità finanziarie hanno trovato una criptovaluta che si può regolamentare.
Certo, questo significa anche grandi passi indietro sullo spettro della decentralizzazione.
Gli standard di Ethereum per i Security Token
Passando al lato più tecnico della questione, Ethereum ha sviluppato nel 2021 una libreria di token standard apposita per i security token.
Infatti l’ERC-1400 permette di regolare lo scambio e la detenzione di un token secondo le necessità di una STO e di un token regolamentato.
Questo è possibile grazie a tutti i singoli standard che l’ERC-1400 racchiude:
- ERC-1594 – Core Security Token
Che supporta l’integrazione di dati off-chain per facilitare la regolamentazione e interazione continua col mondo esterno alla blockchain
- ERC-1410 – Partially Fungible Token
Se normalmente sugli explorer è possibile vedere solo il saldo di un wallet, questo standard rende leggibili anche dati come i tempi di blocco richiesti dalla STO, privilegi di voto e la provenienza dei token. Lo standard può anche regolare quando il token è fungibile e quando no, come ad esempio all’interno di specifiche dapp.
Queste informazioni sono importanti per verificare la distribuzione del token e l’applicazione della governance.
- ERC-1643 – Document Management
Lo standard permette ai documenti notarili di essere allegati ai token, notificando anche i proprietari di qualsiasi aggiornamento relativo ai documenti.
I documenti possono anche essere registrati sulla blockchain per garantire immutabilità.
- ERC-1644 – Controller Token Operation
Permette all’autorità di controllo di forzare un trasferimento tra due wallet se necessario, ad esempio in circostanze di frodi o chiavi private smarrite.
- ERC-2258 Custodial Ownership Standard
Questo standard risponde alla necessità per i security token di contemplare un concetto di proprietà più complesso. I security token, infatti, possono essere tenuti in custodia direttamente dal loro proprietario (titolare custode) oppure da un’entità per conto del proprietario del token (titolare beneficiario).
Ethereum non è l’unica blockchain a supportare in modo completo questi token: la blockchain Polymesh, con il suo token Polymath, è un progetto che ha subito adottato questa libreria di standard applicandola al proprio formato standard “ST”. Polymesh è una blockchain costruita appositamente per ospitare security token di qualunque progetto e supporta anche Dapp.
Come sempre, tuttavia è Ethereum a guidare le innovazioni, sin dai tempi delle ICO, grazie alla sua ampia programmabilità. È sulla sua rete di test che sviluppatori privati e istituzionali mettono alla prova nuovi token standard, soluzioni di scalabilità e protocolli inediti.