Chi è Sunny King, l’inventore del Proof-of-Stake
15 aprile, 2022
8 min
L’innovazione in ogni progetto crypto e blockchain ha una componente tecnologica fondamentale, fatta di protocolli e algoritmi. Il primo è stato Bitcoin, che ha introdotto il Proof-of-Work (PoW) come meccanismo di consenso, fondamentale per la creazione di blocchi e la sicurezza del network. Satoshi Nakamoto, pertanto, diede vita ad una nuova realtà economica. Ma chi ha portato avanti l’ideale della decentralizzazione?
Un certo Sunny King ha ereditato il ruolo di genio anonimo e, con la prima implementazione del Proof-of-Stake (PoS), ha rivoluzionato i meccanismi di consenso.
Chi è l’inventore del Proof-of-Stake?
Sappiamo pochissimo della vita di Sunny King, tanto che ricordare gli eventi cruciali della sua carriera sembrerà una fiaba epica: nel 2011, un uomo senza nome radunò attorno a sé un gruppo di ricercatori per creare la tecnologia che potesse rimpiazzare quella di Bitcoin.
Il cavaliere sconosciuto si fece chiamare Sunny King: raggiunse il castello del leggendario Satoshi per sfidare la potenza del gigante PoW con la leggerezza del PoS, così da reclamare il regno della blockchain. Nient’altro si sa sulla sua identità, il protagonista di questa novella potrebbe essere chiunque: celare il volto risalta l’opera, il messaggio e gli ideali.
Consideriamo, però, che di ogni storia si ricorda solo il protagonista, tuttavia l’idea originale del PoS potrebbe non appartenere al nostro paladino. Anche se Sunny King è stato davvero il primo a compiere l’impresa, il concetto di Proof-of-Stake è probabilmente altrui.
L’11 luglio 2011, su bitcointalk.org, il forum creato da Satoshi per discutere di blockchain, un certo QuantumMechanic propose di sostituire il mining di Bitcoin con un sistema di voto, basato sulla prova del possesso di token, in cui fosse anche possibile delegare per chi non volesse verificare attivamente le transazioni.
L’anonimo ipotizzava un sistema di ricompense su base casuale per gli stake-holder, così come possibili vantaggi quali maggiore velocità, affidabilità e partecipazione, specificando, però, che la sua era soltanto un’idea e che cercava riscontro in qualcuno di più qualificato.
Tutto sommato, in questo post è possibile trovare l’embrione del meccanismo di consenso implementato da Sunny King, tanto che il suo nome è “proof-of-stake instead of proof-of-work”, ovvero “PoS invece di PoW”.
Scalabilità e consenso senza sprechi
Le migliori avventure hanno sempre un colpo di scena: l’autore del topic scomparve 4 giorni dopo dal forum. Così la nascita della prima criptovaluta Proof-of-Stake non ottenne alcuna replica dal suo primo ideatore, QuantumMechanic. Un altro misterioso pseudonimo che potrebbe persino celare la stessa persona, per quanto ne sappiamo.
In ogni caso, perché Sunny scelse di sviluppare questa idea nata timidamente in un forum di nicchia? La motivazione ci viene raccontata in questa rara intervista, dove scopriamo che con il PoS Sunny intendeva sostanzialmente rompere il legame tra decentralizzazione e consumo di energia.
Infatti, in Bitcoin la potenza computazionale non significa solo consumo di energia, da cui il relativo costo ambientale, ma è anche un limite alla scalabilità. BTC è sostanzialmente ostacolato dal suo meccanismo di consenso nel diventare il centro della finanza decentralizzata (DeFi), a meno di sfruttare soluzioni Layer 2 come il lighting network.
Inoltre, la sicurezza stessa di Bitcoin dipende dal lavoro dei miner, retribuito con nuove monete. Nel lungo termine però, dato il numero massimo di 21 milioni di token, gli incentivi al mining consisteranno solo nelle commissioni di transazione. Il gioco ne varrà la candela?
Peercoin: la prima criptovaluta Proof-of-Stake
Così Sunny King progettò insieme a Scott Nadal la prima criptovaluta basata su una blockchain Proof-of-Stake: Peercoin, il cui whitepaper venne pubblicato il 19 agosto 2012. Il protocollo di PPC, così espressamente green da essere rappresentato da una foglia verde, fu la prima alternativa al PoW di Bitcoin, tanto che venne celebrata da un giovanissimo Vitalik Buterin, poi creatore di Ethereum (blockchain divenuta Proof-of-Stake dopo il Merge).
Il funzionamento di questo primo esempio storico di Proof-of-Stake era incentivato tramite ricompense in PPC, corrisposte per ogni blocco creato. Lo stesso token veniva messo in staking come garanzia per poter verificare le transazioni. Più grande lo stake, maggiore la probabilità di essere scelti per la validazione del prossimo blocco.
Alla base del Proof-of-Stake di Peercoin c’è un’altra risorsa scarsa: il tempo, in quanto, oltre al numero di token posseduti dai partecipanti alla rete, il secondo criterio di selezione dei validatori è da quanto tempo possiedono i propri PPC.
Ai criteri di quantità e tempo si aggiunge uno strato di casualità, che rende la selezione del prossimo validatore ancora più equa.
Il risultato di questo sistema è che la blockchain appartiene a tutti i suoi stake-holder, ciò la rende molto più decentralizzata di un sistema con alte barriere all’ingresso come il mining.
Peercoin però non rinunciò del tutto al PoW: si servì proprio del mining per distribuire equamente la fornitura iniziale di monete. Un piccolo prezzo per favorire una spartizione più decentralizzata rispetto al solito: i primi token emessi spesso sono destinati perlopiù a Venture capital, team di sviluppo e altri enti centralizzati. Così la circolazione dei primi token, generati dal mining, ha dato vita ai primi stake, che poi avrebbero sostituito i miner stessi. Oggi sappiamo che esistono diverse alternative per diffondere una moneta sul mercato, tra cui le ICO.
Secondo l’inventore del Proof-of-Stake, inoltre, l’ultima battaglia della sua tokenomics doveva essere l’inflazione, nel senso di aumento graduale della fornitura di PPC, in questo caso pari al 1%. A suo parere, questo piccolo accorgimento infatti avrebbe evitato a PPC lo stesso destino di Bitcoin. Sunny decise anche di compensare questo tasso d’inflazione con il burning delle commissioni di transazione.
Primecoin: alla ricerca dei numeri primi
È proprio l’utilizzo minimo e strategico del mining che rivela le motivazioni che hanno spinto Sunny: l’utilità sociale e il pragmatismo.
Con questa ispirazione, nel 2013, inventò Primecoin, basata completamente sul proof-of-work questa volta. In questo caso però il consumo energetico ha un fine pratico, oltre alla sola creazione di blocchi.
Infatti, Primecoin, al contrario di Bitcoin, non obbliga i miner a risolvere problemi matematici fini a se stessi: il suo protocollo non produce codici di hash, ma ha lo scopo di trovare nuove serie di numeri primi. Questi risultati hanno così un valore al di fuori del processo di mining: possono essere usati da matematici e scienziati di vari campi. Sunny King crede che queste sequenze (twin prime chains) possano essere utilizzate come indicatori per la scala di Kardašëv, una misura per il livello tecnologico di una civiltà.
V Systems: il valore sociale delle criptovalute
“Le criptovalute hanno bisogno di un carattere morale”, così Sunny commenta il suo terzo progetto, V Systems. Inizialmente chiamata Virtual Economy Era (VEE), poi rebrandizzata VSYS, è una blockchain per creare blockchain scalabili, accessibili ed economiche.
Immagina di comporre il tuo avatar scegliendo colore dei capelli, altezza ed abiti: allo stesso modo con V Systems puoi selezionare le funzionalità con cui personalizzare la tua blockchain. Questo permette lo sviluppo di applicazioni decentralizzate (dApp) non solo finanziarie, ma anche con scopi sociali e d’impatto.
L’obiettivo è quello di rendere facile la costruzione di soluzioni decentralizzate, in modo da creare un ecosistema crypto autosufficiente: il futuro per Sunny King non sta in pochi progetti da miliardi di dollari, ma in milioni di blockchain, tutte amministrate attraverso varianti del proof-of-stake. Allo stesso modo, l’inventore del Proof-of-Stake crede che l’avvenire dell’economia virtuale stia nel concetto di proprietà e nel possibile successore di Bitcoin: “Quindi per le migliaia, o anche più, di altre criptovalute, non perdete ancora la speranza”.