Sergey Nazarov: gli oracoli di Chainlink e il mistero di Satoshi
19 agosto, 2022
8 min
Sergey Nazarov è un imprenditore russo, noto per aver co-fondato i progetti di successo Chainlink e SmartContract, che stanno trasformando l’industria delle criptovalute. In particolare, gli oracoli di LINK sono essenziali per le funzioni di DeFi e Web3. La sua riservatezza non concede molto ai social network: rispettoso del concetto di decentralizzazione, svincola il successo dell’innovazione dalla sua personalità. Tuttavia, la sua identità è oggetto di interesse: chi è Sergey Nazarov, davvero? Secondo alcune teorie, sarebbe il vero Satoshi Nakamoto, indaghiamo insieme.
Chi è Sergey Nazarov: dai lego ai blocchi di Bitcoin
Scoprire chi è Sergey Nazarov non è semplice, perché il creatore di Chainlink non parla molto di sé: non ha mai rivelato luogo e data di nascita, ma sappiamo che si trasferì a New York all’inizio degli anni ‘90, seguendo la famiglia dalla Russia. I genitori, essendo ingegneri, lo esposero sin da subito all’informatica, avvicinandolo presto ai computer. L’esperienza precoce si trasformò poi in passione per i videogiochi di strategia, ma durante l’infanzia si interessò anche al funzionamento dei televisori a raggi catodici, smontandoli e ricomponendoli come fossero lego, un’altra sua passione.
Questa “educazione tecnologica”, però non venne rispecchiata dagli studi universitari che, invece, lo premiarono con la laurea in Filosofia e Management presso l’Università di New York (NYU); rimanendo in ambiente accademico, Sergey Nazarov lavorò come professore associato alla Stern School of Business, al fianco di Lawrence Lenihan. Quest’ultimo, oltre ad essere docente, è soprattutto CEO della società di venture capital dove Sergey, come stagista, partecipò al successo di alcuni round di investimento, tra cui ricordiamo quelli per Pinterest e Riot Games.
Questa prima esperienza lo preparò alla collaborazione con QED Capital, un’altra realtà di venture capital, a cavallo tra Russia e Stati Uniti. Le origini ed esperienze russe di Sergey, come vedremo più avanti, lo legano in qualche modo a Satoshi Nakamoto. In ogni caso, possiamo affermare che qui Sergey entrò ufficialmente in contatto con Bitcoin: il picco a $30 del luglio 2011 convinse la società QED a condurre ricerche sulle criptovalute, e in particolare sul mining. Sergey, dal canto suo, seguì l’iniziativa e cominciò a generare blocchi di Bitcoin in cloud mining.
Cloud Mining
Affittare la potenza di calcolo di hardware per partecipare al processo di mining, relativo a criptovalute Proof-of-Work come Bitcoin, è definito cloud mining. La tecnologia cloud, infatti, permette a chiunque di ricevere parte dei profitti generati, in cambio del pagamento di una tariffa. Il cloud mining libera dei costi di energia e manutenzione, ma non è tanto redditizio quanto installare e controllare personalmente i processori di calcolo.
Il “dominio” degli oracoli: Chainlink
L’attenzione di QED Capital per la blockchain si concentrò presto in un team tecnico, impegnato nella creazione della prima web-mail basata su crittografia e blockchain, per “fare ciò che Bitcoin ha fatto con i pagamenti”, eliminando infatti l’autorità di un server centrale di archiviazione. Ciò ha reso trustless e peer-to-peer (p2p) lo scambio di informazioni, ma è il Secure Asset Exchange (SAE), altro progetto nato in QED Capital, ad aver rivoluzionato lo scambio di valore. SAE è una delle prime forme di applicazione decentralizzata (DApp): un exchange, basato su una rete di più di 100 nodi, per trasferire criptovalute usando smart contract.
Sergey Nazarov è stato Co-Founder e CEO di entrambi i progetti, nati nel 2014: l’acquisto dei relativi domini internet (cryptamail.com, secureae.com) è un altro evento che ci servirà ricordare più avanti. Attraverso il medesimo indirizzo email, infatti, nel 2008 Sergey avrebbe acquisito anche il dominio smartcontract.com, nonostante il progetto sia stato fondato solo nel 2014.
Nel 2017, da SmartContract è nata Chainlink: in settembre, il token LINK è stato distribuito con una ICO da 32 milioni di dollari, a seguito della pubblicazione del whitepaper, firmato da Steve Ellis, Ari Juels e Sergey Nazarov a giugno.
Chainlink è una rete decentralizzata di oracoli: servizi in grado di fornire agli smart contract dati off-chain, ovvero provenienti dall’esterno della loro blockchain nativa. Gli oracoli, infatti, agiscono da “ponte” per le fonti di informazione, come le API, i dispositivi dell’Internet of Thing e, dunque, il mondo reale, con i suoi eventi e fenomeni.
Ora che sappiamo cos’è Chainlink (LINK), dobbiamo approfondire le “coincidenze” che abbiamo trovato nel passato di Sergey Nazarov: potrebbero risolvere uno dei più grandi misteri del mondo crypto, l’identità di Satoshi Nakamoto.
Sergey Nazarov è Satoshi Nakamoto?
Abbiamo già dedicato un articolo ai possibili candidati per lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, il leggendario creatore di Bitcoin, ma nell’analisi di ipotesi ed indizi non abbiamo incluso la pista che condurrebbe proprio a Sergey Nazarov. Forse una delle meno famose, ma che potresti incontrare online.
Innanzitutto, il fattore età: Sergey nel 2008, secondo la sua cronologia di esperienze, avrebbe dovuto avere almeno 20 anni; un prodigio pensando alla complessità del protocollo di Bitcoin, ma possibile.
La prima “teoria” che riconoscerebbe Satoshi Nakamoto in Sergey Nazarov, sebbene poco fattuale, è nata su reddit: il dominio internet smartcontract.com è stato acquistato da Sergey il 25 ottobre 2008, esattamente 6 giorni prima della pubblicazione del whitepaper di Bitcoin. Questa evidenza è stata poi affiancata alla corrispondenza tra le iniziali S e N dei due nomi.
Attualmente il dominio riconduce al sito dei Chainlink Labs, cofondati da Sergey nel 2020 per supportare lo sviluppo degli oracoli di LINK, ma la prima versione della pagina web illustrava le applicazioni degli smart contract proprio al progetto Bitcoin.
Queste “prove” non possono certamente dimostrare che Sergey Nazarov è Satoshi Nakamoto, ma un articolo sul portale bitcoin.com, fondato da Roger Ver, ha approfondito la questione.
- Come dimostra anche la ricerca di UX Sequence, Sergey ha acquistato smartcontract.com per conto di QED
- Satoshi Nakamoto avrebbe usato un server proxy russo per rilasciare la versione 0.1.0 di Bitcoin
Condividere la localizzazione in Russia non è chiaramente abbastanza, ma c’è un seguito: tra dicembre 2008 e gennaio 2009, un utente avrebbe postato alcune recensioni di hotel usando lo stesso proxy di Satoshi, il suo nome? Sergey. Una coincidenza, come dicevamo, ma abbastanza curiosa da stimolare l’interesse della community crypto.
Proxy
Un proxy è un server intermediario per le richieste di risorse che i client indirizzano ad altri server. Questa soluzione, simile ai VPN (Virtual Private Network), garantisce così anonimato e protezione durante la navigazione su Internet.
Le ipotesi creative generate dalla community, tuttavia, sono state disilluse da Sergey che, in questa intervista, ha rifiutato impassibile il titolo di Satoshi:
Lex Fridman chiede: “Chi è Satoshi Nakamoto? Ci sono parecchie persone che suggeriscono che quella persona sia tu. Quindi, sei tu?” al che, ricevendo ovviamente risposta negativa, rincalza “Chi pensi possa essere?”. Sergey Nazarov, gelido e con viso inespressivo, risponde: “Non so chi sia ma, se dovessi tirare a indovinare, probabilmente si tratta di un gruppo di persone”.
Poi aggiunge: “Chi sia o non sia Satoshi, questo non dovrebbe, a mio avviso, avere molta importanza perché [la sua identità] non dovrebbe avere alcun effetto sul funzionamento, sul valore, sull’uso o sulla sicurezza del sistema Bitcoin”. La blockchain e le criptovalute sono, per natura, trustless e partecipative: non è necessario avere fiducia nel creatore, perché i processi sono gestiti da codici imparziali.
Bitcoin sostituisce la personalità con la decentralizzazione e, a tal proposito, Sergey afferma: “penso che, chiunque sia, probabilmente sarebbe meglio che non lo renda pubblico, perché non ha nulla a che fare con il modo in cui il sistema viene reso utile o sicuro”.
Un rompicapo destinato a rimanere irrisolto? Nonostante nella precedente intervista continui a ripetere “non sono Satoshi”, in un altro video dell’ottobre 2020, tratto da un confronto con Ben Chan (Vice Presidente dell’ingegneria dei Chainlink Labs), Sergey potrebbe aver tradito il suo segreto: inconsciamente, ammette di aver lavorato alla tecnologia blockchain per 10 anni e, accorgendosi, si corregge dicendo “10 anni … beh, un certo numero di anni”. Sarebbe ironico se questo “slip of tongue” avesse risolto l’enigma Satoshi.
In ogni caso, se Sergey Nazarov fosse davvero Satoshi Nakamoto, il suo segreto potrebbe essere scoperto. Sul suo blog personale, infatti, troviamo questa massima:“Un uomo saggio cerca la verità perché sa che lo troverà sempre”. Una profezia per l’uomo degli oracoli: che la verità l’abbia scovato troppo presto?