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BRICS: cosa sono e qual è la loro storia

23 ottobre, 2023

10 min

BRICS: cosa sono e qual è la loro storia
Principiante

Negli ultimi 20 anni Brasile, Cina, India e Russia hanno acquisito sempre maggiore influenza nell’economia e politica internazionale, anche grazie alla loro convergenza. Inoltriamoci nella scoperta di cosa sono i BRICS e qual è il loro significato per l’attuale ordine mondiale.

BRICS: significato e origine del termine

Questa sigla comparve per la prima volta nel 2001 nell’articolo “Building Better Economic BRICs” (“Costruire migliori mattoni economici”) di Jim O’Neill, un economista della Goldman Sachs

Cosa sono i BRIC di O’Neill? Le lettere indicavano Brasile, Cina, India e Russia. Ciò che accomunava questi stati al tempo erano le economie emergenti: erano i paesi al mondo che stavano crescendo più velocemente. 

Non solo, anche le caratteristiche che favorivano questo tipo di crescita si ritrovavano nella maggior parte dei BRICS: manodopera a basso costo, alta densità demografica, e abbondanti risorse naturali.

La tesi della pubblicazione di O’Neill era che questi Cinque sarebbero cresciuti più velocemente del gruppo dei Sette, ossia delle economie più avanzate del mondo: Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone.

Più tardi, nel 2003, i suoi colleghi Roopa Purushothaman e Dominic Wilson presentarono un report intitolato “Dreaming with BRICs: The Path to 2050” (“Sognando con i BRIC: la strada verso il 2050”). Entrambi sostenevano che entro il 2050 questi paesisarebbero diventati più importanti del G7, cambiando l’aspetto delle economie mondiali in quattro decenni.

I BRICS non nascono quindi come un’alleanza, ma era chiara alla Goldman Sachs la possibilità che diventassero un blocco economico potente. Nel 2013, infatti, questi rappresentavano circa il 27% del PIL globale in termini di potere d’acquisto. I cinque Paesi hanno una popolazione totale di 2,88 miliardi di persone, pari a circa il 42% dell’intera popolazione globale e coprono il 26% della superficie totale del pianeta.

Su questi presupposti, Goldman Sachs aveva creato un fondo d’investimento dedicato ai BRIC, dando la possibilità agli investitori di guadagnare sulla crescita dei 5 paesi.

La tesi di Goldman e questo fondo dovevano essere dare nuova speranza per gli investitori in un mercato pessimista dopo l’attacco dell’11 Settembre.

Tuttavia dopo la crisi finanziaria globale, anche per i BRICS la crescita iniziò a rallentare, fino a perdere completamente attrattività come investimento attorno al 2015. Dall’All-time high nel 2010, il fondo aveva perso l’88%: così venne chiuso e unito al fondo dei mercati emergenti.

Ma quando si parla di questo acronimo, ormai non pensiamo più agli investimenti. Andiamo a esaminare quindi cosa sono i BRICS nella politica internazionale.

La nascita del gruppo

I BRICS collaboravano già in forum come la World Trade Organisation, ma diventarono un’alleanza solo in seguito all’idea della Goldman Sachs. Così Vladimir Putin nel 2006 indisse la prima riunione ministeriale dei 5 paesi. Il meeting si svolse simbolicamente accanto a un’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 20 Settembre.

L’evento si ripeté altre due volte nel 2008, e nel 2009 venne formalizzato un primo accordo. La dichiarazione firmata a Ekaterinburg stabiliva la cooperazione tra i paesi, includendo un’ipotesi dettagliata di come avrebbero potuto affrontare insieme la crisi finanziaria globale. 

Alla fine del 2010 poi venne invitato il Sud Africa ad unirsi ai BRIC, aggiungendo una lettera all’acronimo. Da allora i paesi si incontrano in modo informale ogni anno, sotto la presidenza di uno dei capi di stato, ogni volta diverso.

Quindi cosa sono i BRICS oggi? Se vogliamo guardare al significato più profondo, sono il seme di un ordine mondiale alternativo a quello dominato da Stati Uniti ed Europa. Con un approccio più pratico, invece, il gruppo per i membri è un modo di aumentare la propria influenza sul mondo. 

A loro detta, oltre 40 stati vogliono entrare a far parte del gruppo, e ne hanno invitato altri  durante il vertice del 2023. La piena adesione sarà concessa ad Argentina, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, Egitto ed Emirati Arabi Uniti dal 1° gennaio 2024.

Questa espansione riunirà i più grandi produttori di energia del mondo e i maggiori consumatori del mondo in via di sviluppo. Ciò darà loro una concreta possibilità di sfidare il dominio del dollaro nel commercio di petrolio e gas.

La spinta è stata guidata in gran parte dalla Cina, che ha cercato di aumentare il suo peso globale, ma ha avuto l’appoggio di Russia e Sudafrica. L’India temeva che un BRICS più grande avrebbe trasformato il gruppo in un portavoce del Dragone, mentre il Brasile era preoccupato di alienarsi l’Occidente. 

Un’espansione dei BRICS significherebbe anche maggiore voce in capitolo per l’alleanza negli affari mondiali e potrebbe portare a un diverso tipo di economia globale. Infatti, rispetto ai G7, questi sono meno orientati al mercato.

Secondo Bloomberg, inoltre, “I membri originali avevano due cose in comune: grandi economie e alti tassi di crescita potenziale. Il BRICS-11 allargato è un gruppo meno omogeneo: alcuni stanno attraversando delle crisi, altri stanno prosperando. Questo potrebbe segnalare un’espansione dell’agenda oltre l’economia”.

Ora che è chiaro cosa sono i BRICS, cosa hanno fatto nel concreto questi paesi insieme e quali sono le loro intenzioni per il futuro? 

Risultati e obiettivi dei BRICS

Entriamo ora nel vivo chiarendo cosa sono i BRICS di fatto. Nel periodo compreso tra il 2009 e il 2014, i membri hanno collaborato attivamente soprattutto su questioni di natura economica e finanziaria. Questa collaborazione ha riguardato riforme importanti all’interno delle istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. L’obiettivo era potenziare la capacità del FMI di fronteggiare varie crisi economiche mediante la mobilitazione di risorse adeguate.

Inoltre, è stato istituito il Interbank Cooperation Mechanism, che prevede l’estensione di credito in valuta locale, e la Exchanges Alliance. In virtù di questo accordo, i paesi BRICS hanno deciso di mettere a disposizione un fondo di 100 miliardi di dollari in valuta estera, che potrebbero prestarsi reciprocamente in caso di necessità. Questo meccanismo di liquidità è diventato operativo nel 2016. 

Parallelamente a queste iniziative, è stata istituita la New Development Bank, un’istituzione che si ispira alla Banca Mondiale e che i paesi intendono sviluppare nei prossimi anni. Dall’inizio delle sue operazioni nel 2015, questa nuova banca ha approvato finanziamenti per un totale di quasi 33 miliardi di dollari, concentrati principalmente in progetti legati all’approvvigionamento idrico, al trasporto e ad altre infrastrutture. Ad esempio, è stato concesso 1 miliardo di dollari al Sudafrica nel 2020 per combattere la pandemia di Covid-19.

La New Development Bank non ha un azionista dominante: Pechino ha accettato la partecipazione paritaria richiesta da Nuova Delhi. La banca ha sede a Shanghai, ma è stata guidata da un indiano e ora dall’ex presidente del Brasile, Dilma Rousseff. 

I BRICS hanno inoltre esaminato la possibilità di incrementare il commercio tra di loro utilizzando le rispettive valute, ma non hanno ancora intrapreso passi concreti in questa direzione. Nonostante siano stati avanzati suggerimenti riguardo all’adozione di una valuta comune, finora non ci sono proposte concrete.

Dal punto di vista del commercio, i membri del gruppo BRICS hanno registrato una crescita del 56% negli scambi commerciali tra il 2017 e il 2022. Questa è stata in gran parte alimentata dalle risorse naturali e dai prodotti agricoli forniti dal Brasile e dalla Russia, che hanno dimostrato di essere partner ideali per soddisfare la crescente domanda cinese. Tuttavia, è importante notare che le relazioni commerciali tra l’India e la Cina sono state più scarse, principalmente a causa di divergenze politiche e di una disputa confinaria in corso.

Inoltre, il gruppo BRICS ha concentrato i propri sforzi su questioni regionali, come la situazione in Libia, Siria, Afghanistan, Iran e la questione nucleare interna di quest’ultimo. Allo stesso tempo, hanno lavorato insieme per risolvere conflitti, combattere il narcotraffico e promuovere lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

I BRICS hanno affrontato le sfide rappresentate da interessi contrastanti in questioni chiave relative alla politica e la sicurezza, inclusi i rapporti con gli Stati Uniti. Tuttavia le differenze nei sistemi di governo e nelle ideologie dei paesi membri hanno complicato la definizione di posizioni comuni su temi globali urgenti, come il cambiamento climatico. Approfondiamo di seguito questi aspetti politici, per definire non solo cosa sono i BRICS, ma cosa potranno effettivamente essere in futuro.

Il ruolo di Russia e Cina all’interno del gruppo

Andando in profondità nelle dinamiche del gruppo, si cominciano a intravedere i conflitti interni e le complicazioni, che probabilmente non faranno altro che moltiplicarsi con l’entrata dei nuovi paesi nel 2024.

Attualmente, le tensioni si concentrano soprattutto tra India e Cina.

Il PIL della Cina è più del doppio di quello dei quattro membri attuali messi insieme. In teoria, questo dovrebbe darle il maggior peso. In pratica, l’India, l’ha superata in termini di popolazione, facendo da contrappeso. Il BRICS, poi, non ha formalmente approvato la “Belt and Road Initiative”, un’iniziativa che dovrebbe fornire una grande spinta allo sviluppo della Cina. In parte perché l’India si oppone ai progetti infrastrutturali che sono previsti da questo progetto nel territorio conteso dal Pakistan, suo vicino e rivale. 

C’è un’altra potenza che vede il suo primato minacciato: la Russia. Da quando il paese di Putin ha guidato la formazione del gruppo quasi 20 anni fa, sono cambiate molte cose: nel tempo ha drenato le sue finanze e soprattutto il consenso e la libertà dei suoi cittadini.

Questa crisi è culminata nella guerra Russo-Ucraina, che gli altri stati hanno tentato di ignorare, liquidandola come una questione regionale. Di fatto, però, la guerra ha cambiato le relazioni della Russia con le istituzioni BRICS. La New Development Bank ha rapidamente congelato i fondi russi e Mosca non è stata in grado di accedere ai dollari attraverso il sistema di valuta estera condiviso dall’alleanza. In sostanza, con l’accumularsi delle sanzioni statunitensi, gli altri paesi membri hanno dato priorità all’accesso al sistema finanziario basato sul dollaro piuttosto che aiutare la Russia. Putin ha partecipato al vertice di Johannesburg in videoconferenza, evitando così al governo sudafricano di dover decidere se eseguire un mandato di arresto per presunti crimini di guerra emesso dalla Corte Penale Internazionale.

Stabilire cosa sono i BRICS dunque non è semplice: non si può ancora dire stiano concretamente sfidando l’ordine mondiale o che abbiano un’alternativa completa al primato occidentale. Inoltre l’espansione dei membri e la loro diversità interna rende difficile trovare tratti comuni che ci aiutino nella definizione. Solo col tempo scopriremo il significato e l’influenza di questo gruppo.

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