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MES: cos’è il fondo salva-stati

28 settembre, 2023

6 min

MES: cos’è il fondo salva-stati
Principiante

Cos’è il MES? Il significato dell’acronimo è quello di Meccanismo Europeo di Stabilità, tuttavia ne sentiamo spesso parlare come di fondo salva-stati, un’espressione che descrive in sintesi la sua funzione. Qualche precisazione aggiuntiva, però, è d’obbligo.

Che cos’è il MES e come funziona

Qual è dunque il significato del MES? Innanzitutto si tratta di un’organizzazione internazionale formata nel 2012 che si occupa della stabilità finanziaria della zona euro. A questo scopo ha istituito un fondo, composto dai contributi di vari stati membri, che eroga prestiti a tassi favorevoli in caso di crisi finanziarie degli stati aderenti. L’esistenza di un fondo simile è nell’interesse di tutti i paesi, non solo per tutelarsi dagli imprevisti, ma anche perché la crisi di un membro può contagiare le economie degli altri all’interno della comunità.

L’organizzazione sostituisce il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF), creati per salvare Portogallo e Irlanda dalla crisi finanziaria del 2010.

Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro hanno già ricevuto assistenza grazie a questo fondo, attraverso prestiti coadiuvati da un programma di aggiustamento macroeconomico. Oltre a questo tipo di prestito, sono previste altre misure da utilizzare in base al caso specifico:

  • Acquisti sul mercato primario
  • Acquisti sul mercato secondario
  • Linea di credito precauzionale
  • Prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche (già utilizzato dalla Spagna)
  • Ricapitalizzazione diretta di istituti

L’accesso a questi aiuti è condizionato da requisiti diversi, più o meno stringenti. La formula che richiede maggiori condizioni è il programma di aggiustamento macroeconomico, che impone anche interventi severi sul sistema economico del paese finanziato.

Gli organi dell’Unione Europea sono ampiamente coinvolti nel processo di richiesta e finanziamento, che segue questi passaggi fondamentali:

  • Lo stato in difficoltà fa richiesta di assistenza al MES;
  • Su mandato del MES, la Commissione europea si accerta se la crisi di quel dato stato possa avere un effetto contagio e definisce il fabbisogno finanziario di quel paese;
  • La Commissione europea e la BCE negoziano con lo Stato fino a raggiungere un primo accordo, il memorandum d’intesa:
  • Il MES vota se garantire assistenza.

Vediamo ora cos’è il MES, o meglio il suo significato in termini di governance, e qual è la sua struttura decisionale.

Chi gestisce il MES?

Gli stati aderenti al MES sono 20 membri dell’UE e sono tutti partecipanti al fondo, come d’obbligo. L’ultimo paese a entrare è stato la Croazia nel marzo 2023.

Gli organi del MES sono il Consiglio dei Governatori, composto dai 20 ministri delle Finanze dell’area dell’euro, che assume all’unanimità le principali decisioni, e il Consiglio di Amministrazione. Il Direttore Generale è nominato dal Consiglio dei Governatori per un mandato rinnovabile di 5 anni. L’Amministratore Delegato del MES attualmente è l’ex ministro delle Finanze lussemburghese, Pierre Gramegna. Con l’assistenza del Consiglio di Amministrazione, è responsabile della gestione delle attività del fondo.

L’Italia, terzo socio dopo Germania e Francia, ha sottoscritto una quota di 125,1 miliardi, di cui ha versato già oltre 14,3 miliardi. Dalla partecipazione sottoscritta dipende poi il potere di voto, che per questi tre stati supera il 15%: hanno il potere di veto sulle decisioni d’emergenza che richiedono solo la maggioranza del 85% (e non l’unanimità come di norma).

Ma qualcosa sta cambiando: cos’è la riforma del MES e quale significato ha per l’Italia?

La riforma del 2021: cosa cambia?

L’emergenza della pandemia nel 2020 ha messo in luce i limiti del MES, che non è sufficiente in casi di depressione economica, o di emergenze di grande portata.

Ad esempio, in caso di difficoltà temporanea da parte di uno stato dall’economia forte, come la Germania, il funzionamento del fondo richiederebbe il contributo di stati più piccoli e più fragili, aggravando la situazione dell’Eurozona.

Con la riforma del Trattato del Mes del 2021, votata inizialmente in Consiglio a Bruxelles durante il secondo governo Conte, sarebbero rafforzate e strutturate le condizioni per l’assistenza finanziaria. Il cuore della riforma consiste però nell’attribuire al Mes il compito di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie. Prevede tra l’altro che il Mes possa fare da mediatore tra Stati e investitori privati nel caso servisse la ristrutturazione di un debito pubblico. In generale, la riforma ha lo scopo di aumentare l’efficacia del MES nel prevenire e affrontare le crisi.

Nonostante questo primo segnale di cambiamento, ci sono ancora degli aspetti dibattuti e criticati sulla natura stessa del MES, come la mancanza di un assetto democratico in un’organizzazione di tale importanza e impatto. Oppure l’eccessivo interventismo dell’organo nei casi di ristrutturazione macroeconomica, che può imporre misure aggressive e dunque potenzialmente sconvolgenti per il paese interessato. 

Infatti la riforma è in stallo, proprio per la mancanza della ratifica da parte dell’Italia, che continua a prendersi tempo per decidere. Le ragioni di questa riluttanza sono legate al rapporto complesso e delicato tra Italia e Unione Europea, e alla sostanziale posizione contraria del governo italiano nei confronti del MES in toto.

Dunque per l’Italia cos’è il MES e qual è il suo significato? Da una parte è un’opportunità per il paese di avere un’influente voce in capitolo nella risoluzione delle crisi europee, data la sua ampia partecipazione; dall’altra la direzione dell’attuale governo, concentrandosi sugli aspetti critici, potrebbe allontanare l’Italia dal fondo e dal sistema Europeo stesso.

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