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Criptovalute: Che cos’è e come funziona una ICO?

17 settembre, 2020

8 min

Criptovalute: Che cos’è e come funziona una ICO?
Principiante

Trovare fondi per finanziare un progetto crypto è forse una delle sfide più difficili. Chi segue da qualche anno le vicende del settore avrà sicuramente già sentito parlare di ICO. Anche se è una forma di finanziamento ormai sostituita da strumenti alternativi come le IEO, è stata fondamentale per la storia dell’industria delle criptovalute.

Che cos’è una ICO

Le ICO sono una forma di raccolta fondi utilizzata principalmente da startup o realtà che vogliono realizzare un progetto. In un’epoca in cui tutto è digitalizzato, anche le idee possono essere per così dire “tokenizzate” e trasformate in realtà. 

Come funziona una ICO

Innanzi tutto, la startup o la società che apre una ICO crea il proprio token (una tipologia di criptovaluta).

In secondo luogo presenta il proprio progetto agli investitori con un Whitepaper, una specie di business plan riassuntivo. 

All’interno del progetto, il token assume una precisa funzione. Ad esempio, può dare diritto a una serie di servizi sul prodotto o a una parte dei futuri dividendi della società.

Una volta lanciata la ICO, i fondatori cominciano a raccogliere fondi, vendendo il proprio token in cambio dell’investimento. Chiunque può partecipare a una ICO, finanziandola sia in valuta fiat (euro, dollaro e qualsiasi valuta legale), sia con altre criptovalute (solitamente bitcoin ed ether). 

Il rapporto tra valuta fiat e il token ICO viene definito nel Whitepaper. È consuetudine fissare un tasso di cambio favorevole per i primi investitori. Ad esempio, la prima settimana di ICO il rapporto può essere 1000€ = 1 token, mentre la settimana successiva 1500€ = 1 token.  

Il valore del token

In un certo senso, il token dell’ICO rappresenta un’unità di valore che l’investitore sta “acquistando” e che confida di rivendere nel medio-lungo periodo per realizzare alti margini di guadagno. Il valore del token, infatti, ha buone possibilità di aumentare in modo esponenziale se il progetto ha successo. 

Nel momento in cui viene lanciato sul mercato – quindi listato su un exchange – il token può essere comprato e venduto come qualsiasi altra criptovaluta. Da quel momento il suo prezzo è dettato dal mercato. 

Quindi l’ICO è fondamentalmente la versione crypto del crowdfunding. A differenza della IPO, ossia l’“Initial Public Offering” da cui ricalca il nome, l’ICO non prevede la cessione di quote ma di valore, espresso nei token.

Quel valore viene – oggi – garantito dalla sottoscrizione di uno smart contract. Gli smart contract sono contratti scritti su blockchain che, per loro natura, costituiscono una forma di garanzia vincolante.

Il ruolo delle ICO nell’industria crypto

Le ICO sono state veramente rivoluzionarie perché hanno dato il via a un momento di grande sperimentazione, dando una fortissima accelerata allo sviluppo e al consolidamento dell’intero settore.

La più celebre e più importante è sicuramente la ICO di Ethereum. Nel 2014 Vitalik Buterin è riuscito a raccogliere 18,4 milioni di dollari in un mese. 

Con il successo di Ethereum, le ICO sono diventate di fatto il metodo per finanziare lo sviluppo di un progetto crypto attraverso il suo token.

Le ICO pre-Ethereum

Mastercoin

La prima ICO è stata lanciata nel 2013 da J. R. Willett, il progetto si chiamava Mastercoin e raccolse 600.000 dollari (4.740 bitcoin). Da Mastercoin è nato Omni Layer, un protocollo molto utilizzato ancora oggi, ad esempio da Tether. Il Mastercoin token non ha comunque avuto grande successo, se non durante la bolla del 2017, quando è passato da 4 a 123 dollari.

Un’altra caratteristica che merita di essere ricordata è la trasparenza di questa ICO. Willet fu molto trasparente nel suo documento mostrando chiaramente i rischi. Affermò che si trattava di un esperimento e che c’era la possibilità di perdere tutti i soldi investiti.

La prima ICO infatti fu molto più limpida di tante altre venute dopo e di molte IPO passate alla storia per aver costruito truffe borsistiche nel sistema finanziario tradizionale.

Dopo Mastercoin e prima di Ethereum, ci sono state sostanzialmente altre quattro ICO (nel periodo 2013-2014):

  • Next coin raccolse 16.8 milioni di dollari. Il grande contributo dato dal progetto sta nelle basi poste per creare il primo proof-of-stake come meccanismo di consenso. 
  • CounterParty subì un picco da 1.8 a 240 milioni di dollari.
  • MaidSafeCoin mantiene ancora oggi il 135° posto su CoinMarketCap (Luglio 2020). Nasce con il proposito di creare un SAFE network (“Secure Access For Everyone”). Il SAFE network non è una blockchain, ma una rete di comunicazione e archiviazione dati decentralizzata.
  • Swarm è stata invece fallimentare, tanto che si trovano pochissime informazioni al riguardo. 

Perché le ICO hanno cambiato il mondo crypto?

Il progetto

Lanciare una ICO significa parlare al mondo, chiunque è potenzialmente un investitore. Una ICO può infatti raccogliere denaro da chiunque in qualsiasi parte del mondo. Una possibilità che le modalità di investimento tradizionali non hanno mai avuto.

Inoltre, cedendo token e non quote i fondatori riescono a mantenere il controllo della società o foundation. Evitando l’eccessiva diluizione non rischiano di compromettere il futuro del progetto. Inoltre, l’invio di fondi, oltre a non presentare costi di transazione, arriva al 100% direttamente al team del progetto. 

L’acquirente

Dal punto di vista dell’investitore, un’agevolazione non indifferente è la maggiore liquidità dell’investimento.

I token ICO sono immediatamente spendibili non appena vengono listati su un exchange e quindi immessi sul mercato. In qualsiasi momento, l’investitore può rivendere i token, guadagnando un margine se il prezzo del token è salito.

I limiti delle ICO

Le ICO sono esplose nel 2017, tramontando velocemente nel giro di un anno e mezzo. Determinate circostanze ne hanno permesso una rapida ascesa e un inevitabile declino.

Da una parte, l’assenza di un quadro normativo ha messo le aziende nella condizione di poter operare velocemente. Nessuna burocrazia creava intoppi o dilatava i tempi a dismisura con due diligence o controlli di un ente garante.

Questa libertà di azione ha permesso a numerose startup o micro-società di ottenere grandi capitali in pochi mesi (si parla di milioni di dollari). Ciò accadeva anche quando il progetto era solo un’idea scritta su un Whitepaper.  

Dall’altra, gli investitori erano attratti soprattutto dalle possibilità di alto rendimento che, guardando indietro, sappiamo non essersi verificate spesso. Le ICO garantivano inoltre l’anonimato dell’investitore, che per l’azienda o progetto era in realtà un potenziale svantaggio in termini di riciclaggio. 

Il wallet del team era invece tracciabile perché il suo indirizzo pubblico, a cui arrivavano i fondi, era garantito dalla blockchain. Tuttavia questa tracciabilità veniva meno per i versamenti in valuta fiat. Non è un segreto che molti founder, una volta chiusa la ICO, sparissero con tutto il denaro raccolto.

Questi progetti-truffa hanno lasciato in eredità al mondo delle ICO una nomea difficile da redimere.

ICO: il trampolino di lancio per lo sviluppo del settore crypto

Conclusione

Grazie alle ICO le aziende sono state in grado di raccogliere milioni di dollari in pochi giorni. Nel solo 2017 sono arrivate a 5,6 miliardi. Se sembrano numeri impressionanti, dovuti al boom del mercato, non sono niente in confronto al 2018. Nel giro di soli quattro mesi e mezzo le ICO hanno raccolto 6,3 miliardi di dollari.

Il contributo maggiore è stato dato da Ethereum. Grazie al suo protocollo chiunque poteva creare un token proprietario in modo semplice, sicuro e garantito dallo stesso protocollo ERC-20. Proprio nel 2018 la criptovaluta ether ha raggiunto il suo valore massimo di 1.365,31$, portando di riflesso valore a tutti i token ERC-20.

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