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Debito pubblico italiano: cos’è, com’è nato e a quanto ammonta oggi

15 giugno, 2023

10 min

Debito pubblico italiano: cos’è, com’è nato e a quanto ammonta oggi
Principiante

Scopriamo cos’è il debito pubblico in parole semplici, per poi immergerci nella storia e arrivare a capire in modo specifico a quanto ammonta il debito pubblico italiano oggi. Indagheremo così il passato per tentare di individuare possibili soluzioni nel presente.

Debito pubblico italiano, cos’è? Spiegazione semplice 

Per spiegare cos’è il debito pubblico italiano (o più in generale, il debito pubblico di uno Stato) in parole semplici, partiamo da un esempio nella vita di tutti i giorni.

Immagina un nucleo famigliare, in cui un genitore ha uno stipendio e molte spese. Può capitare in momenti di difficoltà che queste spese superino le entrate. A questo punto, un cittadino può chiedere sussidi, prestiti o finanziamenti in diversi modi.

Questa situazione, nel caso di uno stato, si chiama deficit (o disavanzo) e va colmata per poter fare fronte alle ingenti spese di un paese.

In generale ci sono 3 modi per compensare il deficit: alzare le tasse, stampare moneta, oppure emettere titoli di stato generando così debito pubblico nei confronti di coloro che li acquistano.

Spesso si sceglie proprio quest’ultima opzione perché alzare le tasse è una misura a danno dei cittadini, mentre stampare moneta non è una decisione che un paese europeo può prendere per sé, inoltre rischia di aumentare l’inflazione. La risposta alla domanda: cos’è il debito pubblico italiano appare sempre più chiara.

Dunque il dipartimento del tesoro emette dei titoli di stato, o obbligazioni, che vengono solitamente acquistati da cittadini, istituti finanziari o persino altri paesi. Di solito, inoltre, questi istituti li utilizzano per emettere altri prodotti finanziari per i propri clienti come ad esempio i fondi pensione.

Le obbligazioni più frequenti sono Btp, Cct, Bot e Ctz la cui differenza sta principalmente nella scadenza. Minore è il valore dello strumento finanziario, poi, maggiore è l’ammontare degli interessi applicati.

Gli interessi sono il modo in cui l’investitore guadagna sulle obbligazioni, e sono anche un problema per il debitore nel momento in cui accumula interessi per un numero di anni eccessivo senza ripagarli.

Debito pubblico italiano e il PIL: come misurare la crescita economica

Non solo quello italiano ma in generale, il debito pubblico è dunque la somma di tutti i debiti contratti tramite strumenti finanziari, al netto degli interessi. Per comprendere la situazione economica di uno stato, però, non basta conoscere cos’è il debito pubblico o a quanto ammonta. Si utilizza più spesso la misura del rapporto Debito/PIL

Questo indicatore misura nell’arco di un anno l’ammontare del debito in relazione al Prodotto Interno Lordo (PIL), ossia l’insieme delle attività produttive di uno stato.

Se il rapporto è basso, significa che il PIL è sufficiente a ripagare il debito annuale. Se invece il rapporto rappresenta un grande divario tra debito e PIL, vorrà dire che la produzione non basta a ripagare i debiti e se ne dovranno richiedere altri, aumentando ancora di più il rapporto.

Sfatiamo un mito: il debito pubblico come anche quello privato non è sempre negativo, infatti se è basso può essere risanabile anche prima della scadenza. Tuttavia questo accade raramente. 

Secondo i criteri del Trattato di Maastricht, uno Stato dovrebbe avere un rapporto Debito/PIL inferiore al 60% o perlomeno dare segnali di riduzione di questo. Se questo non succede e uno stato non salda i propri debiti alla loro scadenza, può andare in bancarotta, ossia in default.

Default per un paese significa perdere completamente affidabilità creditizia e in generale credibilità, oltre che la possibile esclusione da accordi come quello dell’Unione Europea.

La degenerazione dei debito spesso si crea se, nonostante il finanziamento, rimane o si ripresenta il deficit: infatti per poter ripagare gli interessi è necessario che le entrate dello stato superino le uscite.

Anche prima di una situazione di default, tuttavia, si può distinguere tra paesi più affidabili e meno affidabili, ossia la cui probabilità di pagare il debito pubblico sia maggiore o minore.

Quest’affidabilità creditizia si misura di solito con lo spread. Lo spread è la differenza di rendimento tra i titoli di stato di diversi paesi. La Germania, nel caso dell’Europa, viene utilizzata come benchmark perché i suoi Bond sono poco redditizi, ma anche poco rischiosi. Paesi come l’Italia invece devono offrire interessi più alti per convincere gli investitori, e di conseguenza accumuleranno anche debiti maggiori.

Debito pubblico italiano: cause e andamento

Finalmente è chiaro che cos’è il debito pubblico: ora vediamo a quanto ammonta in Italia nel corso della storia e com’è nato, per ottenere una prospettiva più ampia sulla questione.

Il debito pubblico italiano nasce con l’unificazione dell’Italia, che assorbe tutti i debiti degli stati preunitari e deve ricorrere prestiti per far fronte alle casse dello stato dissestate già in partenza. Insomma, nel debito ci siamo nati e cresciuti.

In generale, questo tende ad aumentare in fasi di stagnazione e recessione, tuttavia è quando l’economia fiorisce che bisogna tenere sotto controllo l’accumularsi del debito pubblico italiano: le conseguenze potrebbero sentirsi tutte in un colpo.

Vediamo in breve come abbiamo affrontato le principali fasi della nostra storia, e quali di questi avvenimenti hanno concorso a formare il debito di oggi.

  • Tra le due guerre mondiali: il debito pubblico italiano raggiunge il massimo storico del 160% del PIL nel 1920. Solo successivamente, grazie alla sistemazione dei debiti di guerra e alla caduta del debito interno, la crisi di finanza pubblica viene superata. 
  • Crisi del ‘29: gli effetti della Grande Depressione portano nuovamente ad un aumento del debito, che raggiunge l’88% del PIL nel 1934. 
  • Seconda guerra mondiale: dopo una ripresa negli anni ‘30, il debito pubblico italiano aumenta nuovamente, raggiungendo il 108% del PIL nel 1943. Tuttavia, negli ultimi anni del conflitto e nel dopoguerra immediato, un’inflazione elevata riduce il debito al 40% del PIL nel 1946.
  • Dopoguerra: nel primo dopoguerra, grazie all’inflazione e alle ristrutturazioni parziali del debito pubblico italiano, il rapporto debito-PIL torna sotto controllo. Nel 1964, durante il boom economico, il rapporto debito/PIL è al 33% grazie a un costo del debito inferiore al tasso di crescita e a una politica fiscale equilibrata.
  • Crisi petrolifera e fine di Bretton Woods: Tra il 1973 e il 1984 aumenta a dismisura l’inflazione e la svalutazione della Lira, che non scende mai sotto il 10%, nonostante una buona crescita economica. Nel frattempo, il miglioramento del welfare comporta un aumento della spesa pubblica, senza essere supportato da nuove entrate. Tutto questo fa sì che si chiudano i bilanci di alcuni anni con un deficit fino al 10%. La Banca d’Italia si impegna a colmare il debito, pesando però sul valore della Lira, che arriva a valere il 40% in meno del dollaro.
  • L’euforia degli anni ‘80-’90: nel tentativo di alimentare il consenso tramite welfare e spesa pubblica, forse per compensare alle ombre portate da corruzione e brigatismo, le finanze dello stato italiano sfuggono dal controllo del governo.
  • Il trattato di Maastricht: come se non bastasse, pochi giorni dopo la firma (Febbraio 1992) il finanziere George Soros attacca il Sistema Monetario Europeo, spingendo Sterlina e Lira ai limiti del sistema con un’ulteriore svalutazione di quest’ultima. A questo punto a quanto ammonta il debito pubblico italiano? Ebbene, nel 1994 raggiunge il 124% del PIL.
  • L’entrata dell’Euro: grazie a rigorose politiche monetarie della banca d’Italia e tagli sulla spesa durante gli ultimi anni ‘90, il Belpaese riacquista un po’ di fiducia e viene incluso fin da subito all’entrata nell’Eurozona. Con l’entrata in vigore dell’Euro, il debito pubblico italiano prende un breve respiro e gli indicatori economici in generale rispecchiano sia effetti positivi che negativi dati dalla nuova dipendenza da un sistema centralizzato Europeo.
  • La crisi globale del 2008: la crisi finanziaria mondiale, innescata dalla bolla immobiliare statunitense e diffusasi su scala mondiale a partire dal fallimento della Lehman Brothers, dà inizio a una serie di eventi a catena che culminano nella crisi del debito sovrano in Europa. 
  • Crisi del debito sovrano: fino al 2011 l’Italia sembra essere rimasta indenne dalla grande recessione, ma lo spread e il rapporto Debito/PIL iniziano ad aumentare improvvisamente in un clima di incertezza politica. Le misure di austerità non bastano a frenare questo trend.
  • Una breve ripresa: in seguito a pressioni europee e grazie al graduale calo dei tassi d’interesse, tra il 2013 e il 2019 si vedono maggiori segnali positivi.
  • Crisi del Covid-19: la pandemia interrompe, tra le altre cose, anche questo impulso alla crescita; nel 2020 il rapporto Debito/PIL raggiunge il 155%, avvicinandosi pericolosamente al massimo storico di cent’anni prima.

A quanto ammonta il debito pubblico italiano oggi? A Dicembre 2022 l’Italia ha un debito pubblico cumulato di circa 2.762 miliardi di euro, pari a circa il 145% del PIL italiano. 

Cos’è il debito pubblico e cosa sia stato è ormai chiaro. Le ragioni del debito odierno dunque sono da ricercarsi nelle mancate o errate politiche del passato, prima di tutto durante gli anni ‘80, quando si sarebbe potuto tenere ancora sotto controllo, e poi nelle crisi successive. 

Dal dopoguerra al 1981 il rapporto Debito/PIL è rimasto sotto il 60%: se si fosse approfittato della crescita economica per affrontare l’inflazione galoppante con maggiore lungimiranza, avremmo forse sofferto di meno nei decenni successivi.

Come si risolve il debito pubblico italiano?

Come traspare dalla storia e da quanto ammonta il debito pubblico italiano, non è così semplice risolverlo quando è al di sopra di una certa percentuale rispetto al PIL. Pensiamo infatti a cos’è il debito pubblico prima di tutto: una soluzione a sua volta per il deficit. Se questa soluzione diventa un problema, abbiamo un problema a due livelli

Si può approcciare quindi la questione partendo dal deficit, ove possibile, o semplicemente dal debito stesso. In alternativa si può agire sul PIL, per ripagare il debito o il deficit tramite maggiori entrate.

Se negli ultimi anni la tendenza in Italia era quella di ridurre il debito, oggi nel post-pandemia, la direzione prevalente è quella investire in operazioni che creino ricchezza in modo immediato e in politiche espansive come il PNRR.

Poniamo che nessuna misura funzioni e siamo a rischio di default: è possibile annullare o rinnegare il debito? Questa decisione è a carico di chi detiene il debito, quindi le banche, istituti finanziari e cittadini, che quasi mai ne concedono l’annullamento. In casi particolari di debiti vicendevoli tra due stati, però, può essere possibile negoziare e trovare un compromesso. L’esito più frequente sul lungo termine tuttavia è quello del default, che vediamo ad esempio nel Sud America e termina il debito per bancarotta.

Teniamo quindi sempre sotto controllo a quanto ammonta il debito pubblico italiano e per sviscerare questo tema sempre attuale, puoi approfondire cos’è il debito pubblico anche nel contesto di una recessione.

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