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Il Ciclo Economico: come si è creato il debito pubblico

12 ottobre, 2021

11 min

Il Ciclo Economico: come si è creato il debito pubblico
Principiante

Da anni ormai sentiamo parlare dell’ingente debito pubblico italiano e di crisi economica. I giornali nominano o persino inventano tantissimi termini economici che spesso non ci insegnano a scuola né fanno parte del nostro bagaglio culturale.

Ci sono diverse teorie economiche che spiegano la fase attuale: la scuola austriaca adotta un approccio complesso con al centro il desiderio umano, mentre la scuola tradizionale ha una visione più meccanica.

Abbiamo trovato nella teoria fornita dal grande investitore Ray Dalio (che possiede anche bitcoin) un compromesso tra i due approcci, che è efficace nel fornire una prospettiva di insieme anche ai non esperti.

Scopriamo quindi come nasce il debito pubblico e privato da un punto di vista macroeconomico e storico, chiarendo intanto la terminologia annessa.

Il debito: il timone dell’economia

Se l’economia di mercato si basa sul rapporto tra domanda e offerta, ossia su transazioni tra acquirenti e venditori, invece il nostro sistema economico-monetario si basa sul rapporto tra creditori e debitori

Si pensi solo che una fetta consistente della nuova moneta che viene messa in circolazione ogni giorno è creata dalle banche commerciali nel momento in cui erogano un prestito.

Il denaro che queste banche depositano sul conto corrente del mutuario, infatti, è moneta del tutto nuova. Questa moneta sparirà quando (e se) il prestito sarà ripagato con gli interessi. 

I prestiti sono richiesti ogni giorno da tutti i partecipanti all’economia: aziende, piccoli imprenditori, privati. I creditori sono banche e istituti finanziari, che cedono il prestito per ottenere in futuro il ripagamento con interessi.

È così che si crea quell’entità dalla doppia faccia chiamato credito, o debito in base alla posizione in cui ci si trova.

Quando gli interessi sono alti, vengono richiesti meno prestiti. Quando gli interessi si abbassano, vengono richiesti più prestiti.

Quando si chiede un prestito, si aumenta il proprio potere di spesa. La spesa guida l’economia, in quanto ogni volta che si fa un acquisto o una spesa, qualcuno riceve un’entrata. 

Più entrate hai, più affidabilità creditizia hai, e i prestatori saranno più disposti a concederti un prestito perché probabilmente sarai in grado di ripagarlo.

Se l’attore affidabile chiede un prestito, il ciclo economico ricomincia da capo, la ricchezza circola e l’economia cresce.

La Produttività: il motore dell’economia

Il vero elemento che muove la crescita economica sul lungo termine è la produttività.

Più si produce, più si guadagna, e se nel tempo aumentiamo la produzione, accresciamo il nostro capitale.

Questo valore nel grafico sotto è rappresentato dalla retta continua, e di solito è misurato col PIL. La produttività di solito è una costante, quindi la sua percentuale ha un impatto sul lungo termine senza grandi oscillazioni.

Invece il debito (o credito) ha un impatto sul breve termine, poiché ci permette di consumare più di quanto si produce nell’immediato.

Se si consuma più di quanto si produce, si crea il debito pubblico e privato. 

Nel momento in cui dobbiamo ripagare il debito, paradossalmente produrremo di più ma consumeremo meno.

Secondo la teoria del grande investitore Ray Dalio, l’economia è composta da due tipologie di cicli: sul lungo termine e sul breve termine. Il ciclo del breve termine si svolge su quello del lungo termine, come nella figura.

ciclo economico del debito

I cicli, ossia l’alternanza tra crescita e recessione, sono causati proprio dal meccanismo del debito/credito. Ogni volta che chiedo un prestito, ottengo “ricchezza” nel presente in cui produco meno e spendo di più. Contemporaneamente creo “povertà” nel mio futuro in cui produrrò di più e spenderò di meno, generando così un ciclo nella mia economia personale.

Pensiamo a un mondo pre-capitalista, in cui non esisteva il meccanismo del debito. In quel tipo di mondo l’unico modo per arricchirsi era produrre di più. Eliminato l’elemento del debito, si elimina il ciclo economico e si ottiene una crescita costante dell’economia complessiva.

Citando Mario Draghi, c’è il debito buono e il debito cattivo. Il debito buono è quello che viene ripagato e crea valore. Quello cattivo è quello cronico, che non riesce mai a essere ripagato e crea un interesse accumulato che non fa altro che pesare sul debitore.

È importante sottolineare che l’alternanza tra boom e recessioni è rafforzata dalla psicologia umana, per cui l’entusiasmo aumenta l’indebitamento iniziale del ciclo, e la paura alimenta la crisi.

Il ciclo economico del debito sul breve termine

Sul breve termine, la generazione di prestiti aumenta l’inflazione, come anticipato, e contemporaneamente aumenta la spesa, che a sua volta alimenta ulteriormente l’inflazione tramite la crescita dei prezzi.

Davanti a un’eccessiva inflazione, le banche centrali tendono ad alzare i tassi d’interesse, in modo da disincentivare il prestito. Così si attiva il meccanismo opposto, che catalizza la fase successiva del ciclo: la recessione

Infatti, meno prestiti significano meno spesa, e meno spesa significa meno guadagni, e quindi ancora meno spesa e meno prestiti. Un circolo vizioso che mira dritto al baratro.

Per “salvare l’economia” anche le banche cambiano direzione e abbassano gli interessi. Così ricomincia l’espansione e continua il ciclo sul breve termine, che Ray Dalio stima tra i 5 e gli 8 anni.

Questo breve ciclo ha però un impatto sul lungo termine, che si presenta con un ciclo con oscillazioni più estreme.

Il ciclo economico del debito sul lungo termine

ciclo economico

Il Boom economico

La prima serie di cicli brevi è caratterizzata da un incremento della crescita e del credito. Questo porta un rigonfiamento del debito pubblico e privato sul lungo termine, anche perché le persone non si rendono conto del problema. 

Insieme al debito cresce di pari misura il reddito pro capite, e tutti cavalcano il boom economico pensando solo al presente.

Tuttavia, siccome si alza il reddito, anche il mercato alza i suoi prezzi. Questo porta le persone e le imprese a richiedere più prestiti per poter acquistare asset sul mercato.

Anche i governi spendono, generando così un deficit (quando le uscite superano le entrate) e per saldare il deficit chiedono prestiti, contraendo così un debito pubblico.

Il Debito pubblico italiano

Un modo di chiedere prestiti per un governo è emettere obbligazioni, ossia titoli di stato sul mercato, anche noti come “bond”. In questo modo investitori istituzionali e non possono acquistare partecipazioni e lo stato ripagherà loro un interesse.

In Italia, i Titoli di Stato vengono emessi dal ministero del Tesoro e sono principalmente di due tipi:

• Con scadenza a breve termine vengono utilizzati i BoT (Buoni ordinari del Tesoro) con scadenza dai 3 ai 12 mesi,  oppure i CTz (Certificati del Tesoro zero coupon) con scadenza a 24 mesi.

• Con scadenza a medio e lungo termine vengono invece emessi i BTp (in genere tra i 3 e i 30 anni) oppure i CcT.

Quando uno stato come l’Italia emette troppi titoli o si indebita in altri modi e raggiunge un rapporto Debito-PIL troppo alto (sopra il 100%), scatta l’allarme. Per l’Italia il rapporto Debito-PIL stimato per il 2021 è del 157,8%, che colloca il debito pubblico italiano al 6° posto tra i più gravi del mondo.

Nel corso degli anni il peso del debito collettivo comincia a superare i redditi. Questo frena la spesa. Come sappiamo, la spesa è il motore dell’economia, e in questa fase del ciclo economico la spesa crolla sostanzialmente, facendo crollare l’economia. Questa fase si chiama Deleveraging.

In Italia ci siamo trovati in questa situazione nel 2008, oppure gli Stati Uniti nel 1929, o il Giappone nel 1989.

La Recessione: un circolo vizioso

Il cambio di direzione del ciclo economico viene aggravato dalla riduzione dei redditi, che insieme al ripagamento dei debiti porta a malcontento e tensioni sociali. I mercati azionari crollano perché tutti vendono i propri asset per avere liquidità e nessuno ha abbastanza soldi da investire. Così anche le banche vedono il loro credito ridotto perché c’è molta meno affidabilità creditizia tra i loro clienti.

Durante questa fase, chiamata recessione, le banche non possono più abbassare ulteriormente i tassi d’interesse, perché scenderebbero sotto lo zero.

La Depressione: gestire la crisi

A questo punto ci sono 4 modi possibili per ridurre il debito pubblico e privato, ormai intollerabile:

  1. Tagliare la spesa (Austerità)

Da quanto spiegato sopra, sappiamo che tagliare la spesa può sembrare una soluzione sul breve termine, ma non aiuta la ripresa, anzi aumenta la deflazione e la disoccupazione. Pensiamo solo ai grandi tagli all’istruzione che il governo ha applicato tra il 2007 e il 2017 in risposta al debito pubblico italiano. La scelta di questo settore per la riduzione della spesa non è stata esattamente lungimirante nell’ottica dell’occupazione e della crescita della produttività.

  1. Ridurre il debito artificialmente (Default)

Quando le banche accumulano troppo credito che non viene mai saldato dai debitori, i loro clienti depositari perdono fiducia e prelevano i soldi dai loro conti. A questo punto persino le banche stesse non possono ripagare i propri debiti, quindi vanno in default.

  1. Ridistribuire la ricchezza  

Tassare i ricchi per distribuire incentivi a chi subisce maggiormente gli effetti delle crisi sembra la soluzione più equa, tuttavia è una delle cose più difficili da applicare ed è uno dei più grandi problemi della storia. 

Infatti la tassazione delle classi più abbienti storicamente porta a tensioni sociali e recriminazioni da tutte le parti coinvolte.

  1. Stampare moneta

Per ridurre il debito, le banche centrali spesso stampano nuova moneta con cui possono acquistare asset finanziari. La ricchezza quindi è ridistribuita solo a coloro che hanno gli asset.

Il Governo non può acquistare asset, ma può acquistare beni e servizi. Per questo banche centrali e governi devono cooperare per ridistribuire valore in tutti i settori economici.

In questo momento cruciale, la depressione, è fondamentale bilanciare le misure deflazionarie (le prime tre) con quelle inflazionarie in un mix controllato.

Col tempo, questo porterà a una graduale ricrescita (Reflation).

Ray Dalio stima che dall’inizio della recessione alla crescita significativa ci vogliano circa 10 anni, infatti il caso del Giappone negli anni ‘90 è noto proprio come il “Decennio perduto”.

In conclusione, l’esperto investitore ci fornisce tre regole da seguire per ridurre la sofferenza data dal ciclo economico, regole che valgono sia per le singole persone, sia per i governi.

  1. Non lasciare che il debito cresca più velocemente del reddito
  2. Non lasciare che il reddito cresca più della produttività, perché ci perderai in competitività
  3. Concentrati sull’aumentare la produttività (ottimizzando, aggiungiamo noi).

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