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Bitcoin vs Bitcoin cash: le differenze dell’Hard Fork

27 giugno, 2022

10 min

Bitcoin vs Bitcoin cash: le differenze dell’Hard Fork
Intermedio

Che cos’è Bitcoin? I sostenitori di Bitcoin Cash credono di avere dato una risposta migliore di Satoshi Nakamoto, modificando il codice originale. Questo ha portato ad una scissione nella blockchain di Bitcoin, ossia un hard fork che ha dato alla luce Bitcoin Cash. Queste due criptovalute, sebbene condividano il codice di base, rispondono a diversi ideali e caratteristiche tecniche: scopriamo che differenza c’è tra Bitcoin e Bitcoin Cash.

Che cos’è Bitcoin: la moneta decentralizzata

Se sei qui forse hai già capito che cos’è Bitcoin, ma forse non sai che l’idea di creare una moneta decentralizzata, Peer-to-Peer e basata sulla crittografia ha stimolato altri prima di Satoshi Nakamoto, l’anonimo creatore del “Digital Gold”. Uno dei progetti più precoci, infatti, risale al 18 Giugno 1996, formulato  dalla National Security Agency (NSA) in un paper teorico. Il documento si focalizzava sul problema del double spending, sulla robusta sicurezza necessaria alla creazione di una moneta digitale e su come renderla decentralizzata. Tuttavia, la ricerca non fu seguita da un’implementazione, forse per i limiti della tecnologia del tempo.

Sappiamo che Satoshi Nakamoto, successivamente, creò Bitcoin nel tentativo di risolvere i problemi sorti con la crisi finanziaria del 2008. La proposta di Bitcoin, infatti, consisteva in un nuovo modello economico, basato sullo scambio di denaro P2P, senza l’autorità mediana di banche o altri enti centralizzati. Tuttavia, oggi Bitcoin da molti è considerato piuttosto una riserva di valore, date le ridotte transazioni al secondo che può elaborare . Oggi il Lightning network, un layer 2 di Bitcoin, sembra una soluzione adatta a questa funzione originaria. Il LN, tuttavia, è stato inventato solo nel 2016. Infatti, prima di pensare a risolvere i problemi di scalabilità tramite Layer aggiuntivi, si puntava tutto sui fork, come quello di Bitcoin Cash.

Gli hard fork di Bitcoin

Che cos’è un hard fork: nasce Bitcoin Cash

Molti Crypto Hero, ispirati dal lavoro di Satoshi, hanno creato nuovi progetti blockchain, talvolta modificando proprio il codice di Bitcoin, dando così vita a nuove versioni della prima criptovaluta. Questo processo, reso possibile dalla natura open source di Bitcoin, è chiamato hard fork.

Un hard fork è un aggiornamento software in cui una blockchain viene integrata con caratteristiche completamente nuove, oppure semplicemente modificata nei parametri già esistenti, rendendola incompatibile con la versione precedente. In sostanza, si vengono a creare due network paralleli e due criptovalute, ciascuna con le proprie peculiarità e regole di funzionamento. Il blocco di scissione sulla vecchia chain diventerà il blocco di genesi per la nuova blockchain.

Di solito, il successo di un hard fork è dettato da quanti miner o validatori migrano sul nuovo network e quindi quanto viene effettivamente utilizzato. Può succedere che la vecchia blockchain venga completamente abbandonata, che una community si divida tra il vecchio network e il nuovo, lasciando traffico attivo su entrambe le reti, oppure che la nuova chain non venga mai veramente sfruttata.

Il Digital Gold è stato sottoposto a diversi tipi di fork, ma solo alcuni sono sopravvissuti, ed effettivamente adottati da persone ed enti. 

La soluzione principale alla scalabilità di bitcoin, fino al 2018 circa, sembrava essere la riprogrammazione del protocollo, e in particolare la modifica dello spazio di archiviazione che ogni blocco poteva fornire. Prima dell’aggiornamento SegWit, infatti, i blocchi di Bitcoin potevano contenere informazioni per un totale di 1 Megabyte (MB): uno spazio per poche transazioni, sebbene immune allo spam e agli attacchi DDos (Distributed Denial of Service).

Nonostante i diversi tentativi, l’hard fork di Bitcoin che ha avuto più successo è sicuramente Bitcoin Cash (BCH), nato nel 2017 dal blocco 478 558 di Bitcoin.

Bitcoin vs Bitcoin Cash

Bitcoin vs Bitcoin Cash: qual è più decentralizzata?

Il punto di partenza del confronto è ideologico: sia i sostenitori di Bitcoin che gli innovatori di Bitcoin Cash credevano che il loro protocollo fosse il migliore, o almeno più coerente con la missione originale di Satoshi. Da una parte gli 8MB per blocco di Bitcoin Cash avrebbero reso Bitcoin più scalabile, un vero mezzo di pagamento (da questo il nome “Cash”), ma avrebbe rispettato il comandamento della decentralizzazione

I fedeli al codice di BTC affermavano che l’aumento della grandezza di blocco di BCH avrebbe aumentato i costi e la potenza computazionale necessari all’esecuzione di un nodo, così da centralizzare il processo di mining. In poche parole, conservare e rendere sicura una blockchain con blocchi più ampi avrebbe rappresentato una barriera per i miner autonomi, che sarebbero stati costretti a riunirsi in mining pool o a cedere il controllo del network a enti privati con più risorse. 

Tuttavia, è importante ricordare che il network di Bitcoin, a distanza di anni, non è più così decentralizzato. Sebbene bitnodes.io attesti quasi 15 mila nodi per Bitcoin, questa non è una misura affidabile della distribuzione dell’hash rate. Infatti, la maggior parte dei nodi sono ospitati in poche e grandi mining pool: la produzione di bitcoin attualmente è ugualmente centralizzata. 

Quantificare questo aspetto della decentralizzazione di Bitcoin è possibile grazie ad un fattore chiamato “coefficiente di Nakamoto”: misura il numero di entità che, insieme, raggiungerebbero il 51% dell’hash rate, così da poter imporre il proprio controllo sulla blockchain. In Bitcoin, secondo coin.dance, la somma delle potenze di calcolo di sole 4 mining pool, in media, avrebbe questo potere,  mentre in Bitcoin Cash, sorprendentemente, sarebbe necessaria la collaborazione di più di 10 mining pool. Sembra quindi che Bitcoin Cash sia addirittura migliore di Bitcoin in termini di decentralizzazione.

Confronto tecnico tra Bitcoin e Bitcoin Cash

Al di là dei confronti filosofici, possiamo capire che differenza c’è tra Bitcoin e Bitcoin Cash soprattutto osservandone le caratteristiche tecniche:

Dimensione dei blocchi/ transazioni al secondo:

  • Bitcoin (BTC): ogni blocco, originariamente, poteva contenere informazioni fino ad un massimo di 1 Megabyte; tuttavia, la riorganizzazione del soft fork SegWit ha aumentato la dimensione effettiva di blocco (alcuni calcoli la stimano addirittura a 4MB). In ogni caso, il tempo per blocco fissato a 10 minuti non permette a Bitcoin di superare le 5/7 transazioni al secondo.
  • Bitcoin Cash (BCH): l’hard fork ha aumentato la “block size” fino a 8 MB, tuttavia a maggio 2018 un secondo aggiornamento l’ha portata a 32 MB. Considerando che, anche qui, è prodotto un blocco ogni 10 minuti, Bitcoin Cash dovrebbe supportare circa 150 tps. Tuttavia, la grandezza media dei blocchi creati è spesso inferiore a 32 MB, siccome non vengono prodotte abbastanza transazioni da “riempirli”, dunque anche il numero di tps si riduce drasticamente, essenzialmente per l’inattività del network.

Commissioni di transazione (fee): blocchi più grandi possono ospitare più informazioni, così che il costo associato alla validazione possa essere spartito tra più transazioni.

  • Bitcoin (BTC): le commissioni sono generalmente più elevate, in conseguenza della ridotta dimensione dei blocchi e della maggiore attività del network di Bitcoin (rispetto a BCH). I miner ricevono fee estremamente variabili, oltre alle ricompense per blocco, ma solitamente maggiori di un dollaro USD, fino a 10$ nei momenti di massima congestione (come a luglio 2021);
  • Bitcoin Cash (BCH): l’hard fork è nato proprio per promuovere l’adozione di massa delle criptovalute come mezzo di pagamento. L’obiettivo di Bitcoin Cash, infatti, sarebbe proprio quello di supportare transazioni quotidiane. Effettivamente le commissioni sono inferiori al centesimo di dollaro, data la maggiore dimensione dei blocchi ma anche la minor attività del network.

Smart contract: privacy e token. Condividendo il codice di base, Bitcoin e Bitcoin Cash non si discostano molto per possibilità di sviluppo di smart contract. Sono entrambe limitate in ambito DeFi, ma ciò non ha escluso soluzioni per la privacy e l’emissione di token.

  • Bitcoin (BTC): il layer 1 di Bitcoin non è adatto alla costruzione di tutte le applicazioni necessarie alla finanza decentralizzata (DeFi), questo ha motivato Vitalik Buterin alla creazione di Ethereum. Tuttavia, l’aggiornamento Taproot ha ampliato le possibilità di sviluppo di smart contract e alcuni ritengono possibile delegare questa funzione a un Layer 2. In realtà, esiste già una soluzione per emettere token su Bitcoin: l’Omni Layer, una piattaforma per creare criptovalute “su misura”, da cui è anche nata la stablecoin di Tether (USDT). CoinJoin, invece, è uno strumento per la privacy su Bitcoin: oscura mittenti e destinatari delle transazioni di BTC.
  • Bitcoin Cash (BCH): esistono linguaggi smart contract per costruire semplici dApp su Bitcoin Cash, come ad esempio Cashscript. Infatti, grazie a quest’ultimo, sono stati implementati strumenti quali: CashShuffle, un protocollo che riunisce e “mischia” diverse transazioni (shuffling) in modo da impedire ai blockchain explorer di tracciarle, e CashFusion, un protocollo di privacy simile al primo che permette di nascondere il valore degli scambi ed impedire la loro ricostruzione. Inoltre, su Bitcoin Cash esiste anche il Simple Ledger Protocol (SLP), che permette l’emissione di token e di NFT, proprio come gli standard ethereum.

Al di là delle differenze tra Bitcoin e Bitcoin Cash, in accordo alla visione delle community e nel substrato tecnico, sarà l’uso delle persone a determinare quale sia il “Bitcoin migliore”: l’adozione e i casi d’uso sono il vero punto di forza di una criptovaluta, l’utilità è ciò che fa di un progetto una rivoluzione.

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