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Cos’è l’inflazione? Facciamo chiarezza su cause, tipi e come combatterla

12 aprile, 2023

11 min

Cos’è l’inflazione? Facciamo chiarezza su cause, tipi e come combatterla
Principiante

Cos’è l’inflazione? Molti cercano significato e definizione all’aumentare dei prezzi, ma tu sai quali sono le cause e come combatterla? Scopriamo i diversi tipi di inflazione, come misurarla e alcune soluzioni alla perdita di valore del denaro in questa guida.

Cos’è l’inflazione: significato e definizione

Comprendere cos’è l’inflazione, cercandone significato e definizione, è uno dei primi passi nell’educazione finanziaria: è un aspetto economico che riguarda tutti nella quotidianità. Infatti, è riconosciuta come l’aumento del livello generale dei prezzi, accompagnato dalla diminuzione del potere d’acquisto della moneta. In pratica, i soldi perdono valore, dunque nel tempo una stessa somma di denaro può comprare un numero minore di beni e servizi di qualità inferiore.

La riduzione della capacità di spesa è la conseguenza che meglio spiega cos’è l’inflazione. Infatti, dai dati si può osservare che il potere d’acquisto dell’Euro, da quando è in circolazione, sia diminuito del 34% circa, senza considerare la recente combinazione di crisi energetica, guerra in Ucraina ed emergenza sanitaria Covid. Ciò significa che, in 20 anni, il valore di 1000€ è diminuito fino a corrispondere a 660€ attuali.

In breve, questo spiega cos’è l’inflazione, ma il vero significato è molto più ampio. L’aumento dei prezzi, infatti, oltre alle ripercussioni immediate sui risparmi degli individui, ha effetti indiretti sul Prodotto Interno Lordo (PIL) e sul tasso di disoccupazione. In poche parole, l’inflazione è il vero ago della bilancia: se gli acquisti sostengono le aziende, che dunque possono continuare a produrre beni, queste riescono a pagare gli stipendi ai lavoratori, così da alimentare nuovamente il ciclo del denaro. È difficile mantenere l’equilibrio tra queste variabili che, infatti, in certe situazioni possono rappresentare cause di inflazione, come vedremo in seguito. 

Dato questo meccanismo, la definizione di inflazione sembra solo negativa, ma un incremento costante e contenuto del tasso è in realtà indice di crescita economica: inquadra un aumento dei consumi e della produttività, senza eccessiva svalutazione della moneta. Per questo, la Banca Centrale Europea (BCE) si impegna a mantenere un tasso di inflazione simmetrico del 2% nel medio termine, impedendo dunque deviazioni sia al rialzo che al ribasso. 

Come combattere l’inflazione: i tassi di interesse e il QE

Ora che sappiamo cos’è l’inflazione, possiamo studiare gli strumenti impiegati dalla BCE per mantenere il livello ottimale (2%). Il primo metodo consiste nel rialzo, o riduzione, dei tassi di interesse, ovvero la quota aggiuntiva ai prestiti che i debitori devono rimborsare alle banche. I seguenti passaggi, in breve, spiegano come la Banca Centrale Europea cerca di combattere l’inflazione elevata:

  1. La BCE aumenta i suoi tassi di interesse per depositi e prestiti;
  2. Per le banche nazionali e commerciali risulta più caro richiedere liquidità. Quindi, queste aumentano i loro tassi di interesse per i prestiti a privati;
  3. Per i cittadini, dunque, il debito è più costoso: non potendo ottenere finanziamenti per le proprie spese, sono incentivati a risparmiare;
  4. Questo dovrebbe diminuire la domanda per beni e servizi e, teoricamente, abbassare i prezzi dell’offerta, così da ridurre l’inflazione

Al contrario, quando la deflazione minaccia la crescita economica, riducendo eccessivamente i prezzi, la BCE provvede alla diminuzione dei tassi di interesse, per incentivare la domanda e gli investimenti.

Avendo chiaro il significato di inflazione, è logico pensare che il rialzo dei tassi d’interesse sortirà i suoi effetti solo a lungo termine, ma nel breve riesce già a controllare le aspettative. Ciò è importante perché, senza le politiche monetarie della BCE, i lavoratori potrebbero considerare irreversibile l’inflazione elevata: questo li convincerebbe a chiedere salari più alti, causando di conseguenza l’aumento dei prezzi di prodotti e servizi delle loro aziende. Questo fenomeno, chiamato spirale salari-prezzi, è uno degli effetti più temuti dell’inflazione

Risparmiare, all’opposto dei prestiti, è reso più facile dall’aumento dei tassi di interesse: i depositi bancari sono premiati, perché le banche restituiranno maggior profitto sui capitali presi in consegna. A tal proposito, per combattere l’inflazione, la Banca Centrale Europea può anche intensificare o alleggerire gli obblighi di riserva imposti alle banche nazionali e commerciali. In pratica, gli istituti finanziari devono conservare una parte dei propri depositi presso la BCE: quando questa percentuale aumenta, le banche possono concedere meno prestiti e per definizione l’inflazione dovrebbe diminuire.

Infine, per normalizzare i prezzi, la BCE può ricorrere a misure non convenzionali, come il quantitative easing (QE) e tightening (QT). In poche parole, quando i tassi di interesse non possono essere ulteriormente abbassati, perché vicini allo zero, ma l’economia è ancora in stallo, le banche centrali acquistano titoli di Stato, iniettando così liquidità nel sistema bancario. La maggior offerta di denaro, data dal quantitative easing, incoraggia quindi i prestiti e dovrebbe riportare l’inflazione a livelli ottimali. 

Al contrario, la BCE in Europa e la Federal Reserve (FED) negli Stati Uniti applicano il quantitative tightening per abbassare l’inflazione: non rinnovano alla scadenza o vendono le obbligazioni statali, così da diminuire la moneta in circolazione.

Cause e tipi di inflazione

Per approfondire cos’è l’inflazione, possiamo discutere delle sue possibili cause e i diversi tipi esistenti. Ad esempio, a fine 2022 la BCE ha fatto leva sul QE per rilanciare l’economia: il denaro ricevuto dai governi Europei si è trasformato in sussidi economici, ma la liquidità immessa negli stati ha comportato un aumento eccessivo dei prezzi. Questo primo tipo di inflazione, è detto “da domanda” ed è ben spiegato da Milton Friedman, economista presso l’Università di Chicago: “è causato da una quantità eccessiva di denaro che insegue un numero insufficiente di beni”. 

Secondo questa definizione di inflazione, il rapido aumento della domanda aggregata, dato dagli incentivi economici, ha superato l’offerta di beni e servizi, causando l’aumento dei prezzi: è una semplice conseguenza della legge della domanda e dell’offerta.

All’opposto, la causa dell’inflazione da offerta (o da costi) è da cercare nei processi produttivi. Il rincaro dei prezzi delle materie prime, del costo dei salari, o delle spese legate alla catena di approvvigionamento, aumenta l’onere finanziario delle aziende, che sono dunque costrette ad aumentare i prezzi dei prodotti finali. Ad esempio, i rialzi nel prezzo del petrolio, causati dalle decisioni dell’OPEC, aumentano il costo della benzina, dunque dei beni trasportati via terra e via mare, influenzando anche le tariffe dei voli.

Possiamo esplorare il significato di inflazione e i tipi anche dal punto di vista statistico: quando il tasso è inferiore al 10%, ma moderato e costante, è detto “strisciante”. Invece, l’inflazione è “galoppante” quando cresce in modo rapido, superando i 10 punti, ma non va oltre il 20%. Alcuni tra i periodi più duri della storia, invece, hanno assistono ad un tasso superiore al 50%, definito “iperinflazione”. Infine, quando l’aumento dei prezzi è associato ad un periodo di stagnazione economica, si parla di stagflazione.

Calcolare l’inflazione: gli indici dei prezzi al consumo

Le discussioni sulle politiche monetarie, durante le riunioni BCE, si basano su alcune misure del tasso di inflazione. La più usata è il Consumer Price Index (CPI), o indice dei prezzi al consumo: considera la variazione nel costo di un paniere di prodotti e servizi. Ognuno di essi ha un diverso peso, in base alla media delle abitudini di spesa popolari, ed è corretto ogni anno dagli istituti nazionali di statistica.

In particolare, l’ISTAT cerca la definizione e il significato di l’inflazione in 3 tipi di indici dei prezzi al consumo:

  • L’indice Nazionale per l’Intera Collettività (NIC)
  • L’indice per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI)
  • L’indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato (IPCA)
IPCA

L’IPCA è l’indice dei prezzi al consumo generalizzato all’intera area dell’Euro, perché calcolato seguendo la stessa metodologia per ogni Paese dell’UE (armonizzato). Infatti, la BCE aggrega i dati dell’IPCA, provenienti dagli stati dell’Euro, così da ottenere una visione complessiva sul tasso di inflazione, su cui basare i propri interventi. Tuttavia, per fare stime sul lungo termine, spesso si preferisce considerare l’inflazione “core” o di fondo, una misura che esclude dal paniere i prezzi di alimentari ed energia, che tendono a oscillare maggiormente nel breve periodo.

Le decisioni del FOMC nelle riunioni FED, invece, considerano anche il Personal Consumption Expenditure Index (PCE): raccoglie più voci di consumo del CPI, usando dati provenienti direttamente dal PIL e dai fornitori. 

Come difendersi dagli effetti dell’inflazione?

Spiegando cos’è l’inflazione, abbiamo anticipato che il rialzo dei tassi di interesse incentiva il risparmio, a scapito dei prestiti. Tuttavia, questa faccia della medaglia (o meglio della moneta) non deve trarre in inganno: anche i maggiori ricavi sui depositi sono soggetti ad inflazione. Il suo vero significato, infatti, si apprezza nell’effetto Fisher: se la tua banca promette un tasso di interesse annuale del 4% sui tuoi depositi, ma l’inflazione è al 5%, il valore dei tuoi risparmi non aumenta, anzi diminuisce dell’1%

Oltre alla definizione di inflazione, dunque, si deve conoscere la differenza tra:

  • Interesse nominale: tasso (percentuale) concordato con la banca, all’apertura di un conto o contestualmente ad un prestito, finanziamento o mutuo. È il costo teorico di un prestito e la resa, sempre teorica, dei risparmi depositati.
  • Interesse reale: tasso di interesse effettivo, per prestiti e depositi, al netto del tasso di inflazione, calcolato come la differenza tra quest’ultimo e il tasso di interesse nominale.

Il tasso di interesse reale dei depositi, quindi, è spesso negativo: l’inflazione riduce a tal punto il potere d’acquisto del tuo denaro da annullare il valore aggiunto generato dai tuoi risparmi

Facciamo un esempio: ad agosto 2022 il tasso di inflazione in italia è stato attestato all’8,4% su base annua, uno dei più alti nella storia recente. Supponiamo che l’anno prima la banca commerciale più generosa ti abbia concesso un tasso di interesse nominale annuale del 5% sui depositi. Quindi, se avessi depositato 1000€, ad agosto 2022 avresti avuto circa 1050€ sul conto, ma il potere d’acquisto reale del tuo capitale, corretto per l’inflazione, era di circa 960€. Il tasso di interesse reale, infatti, era del -3,4% (5%-8,4%).

Considerando questi effetti possiamo davvero capire cos’è l’inflazione: i tuoi risparmi perdono soltanto valore restando depositati passivamente in un conto bancario. Quindi, per difendersi dall’aumento dei prezzi, alcuni hanno investito nei “BTP italia 2028”: buoni del tesoro poliennali indicizzati al tasso di inflazione. In pratica, titoli di stato le cui cedole restituiscono un interesse reale del 2%, basato sul calcolo del citato FOI. 

Inoltre, un’analisi condotta in paesi ad alta adozione di criptovalute, pubblicata nel 2022 su Axioms, ha trovato un’alternativa per proteggersi dall’inflazione in Bitcoin. Secondo uno studio approfondito, infatti, si è dimostrato che BTC abbia sopportato meglio gli shock inflazionistici, rispetto alle azioni e ad alcuni beni rifugio (come l’oro), sia in regimi economici stabili che turbolenti.

Scoprire il significato di investire, quindi, è la naturale continuazione di questa guida su cos’è l’inflazione, avendo scoperto significato e definizione. In alternativa, potresti subito cercare tra gli strumenti finanziari la tua soluzione personale all’aumento dei prezzi, ma considera sempre il rischio legato agli investimenti: potresti perdere più di quanto l’inflazione ti abbia già sottratto!

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