Stani Kulechov e Aave: un avvocato prestato alla DeFi
25 agosto, 2022
9 min
Chi è Stani Kulechov? Il creatore della piattaforma per prestiti decentralizzati Aave, nata con il nome di ETHLend. Il suo percorso non è affatto ordinario: ha progettato la sua idea in Finlandia, un paese che non spicca nell’ambiente blockchain, e con una preparazione universitaria “non canonica” per il mondo crypto. Nonostante ciò, oggi i suoi progetti sono un fulcro nell’ecosistema DeFi e “combattono” l’autorità di Twitter: scopriamo come nasce Aave e il social network Web3 Lens Protocol.
Chi è Stani Kulechov: smart contract dalla Finlandia
Le origini di Stani Kulechov sono particolari, almeno per un Crypto Hero: è nato in Finlandia, ad Helsinki, “non il luogo da cui ci si aspetta possa provenire un grande progetto”, Stani ha commentato in questa intervista. Se si osserva, però, l’ambiente in cui è cresciuto, non risulta poi così strano che abbia creato Aave, un protocollo per prestiti decentralizzati.
Stani, infatti, ha messo in luce alcuni dei punti di forza del suo piccolo paese: la Finlandia punta molto su educazione ed innovazione, citando a dimostrazione di questo la florida “industria” del gaming (Angry Birds, Clash of Clans), il successo di Nokia e il sistema operativo Linux. Agganciandosi alla natura open-source di quest’ultimo, Stani ha affermato che costruire nell’ecosistema permissionless della DeFi, aperto e collaborativo, è ciò che ha davvero permesso la nascita del suo progetto: la prossima big thing, dato l’accesso libero ai codici, potrebbe nascere in un paese ancora più piccolo e “forse è proprio questo il punto della finanza decentralizzata”.
Facendo un passo indietro, approfondiamo chi è Stani Kulechov: ancora fuori dalla norma, non è un ingegnere informatico o un esperto di programmazione; nel 2020, infatti, conseguì la laurea magistrale in Legge all’Università di Helsinki. Prima degli studi, tuttavia, fece esperienze di web development, concentrandosi soprattutto su applicazioni finanziarie: sviluppò una semplice app per accreditare giornalmente le ricompense generate dagli app store, che solitamente avrebbero impiegato 15 giorni. Inoltre, sempre nell’intervista citata, Stani racconta di essere nato “a contatto con i software, perché mio fratello modificava i programmi kernel di Linux”.
Kernel
Un programma kernel è il nucleo del sistema operativo di un computer, permette alle risorse hardware di interagire con la componente software, facendo da intermediario, ed è ospitato nella memoria RAM dall’avvio allo spegnimento del sistema.
Stani Kulechov, inoltre, non pensò mai di lavorare davvero come avvocato, nonostante le esperienze da apprendista presso Castrén & Snellman e Bird & Bird nel 2017. Fu piuttosto il punto d’incontro tra programmazione e legge ad averlo appassionato: cercando un modo per automatizzare gli accordi legali, scoprì Ethereum e gli smart contract, la tecnologia per unire diritto e digitale. Così Kulechov, dopo settimane di studio, cominciò ad immaginare cosa potesse effettivamente costruire con gli smart contract: “quando capisci il potere dei codici immutabili, non hai più bisogno di fiducia e puoi anche sbarazzarti degli avvocati”
Questa illuminazione convinse Stani a sviluppare una piattaforma per prestiti decentralizzati, che legasse prestatori e debitori in modo peer-to-peer: il proof-of-concept di ETHLend, il precursore di Aave. Scopriamo gli eventi che scandirono il lancio del protocollo, analizzando qualche passaggio della preistoria di Ethereum, ancora prima degli impressionanti volumi della DeFi: come nasce Aave?
Curiosità
Stani Kulechov ha fatto il volontario per SLUSH nel 2016, l’evento Tech che si tiene ogni anno ad Helsinki per radunare startup ed investitori da tutto il mondo. Qualche anno dopo, nel 2021, Stani ha partecipato nuovamente alla conferenza, ma in veste di founder, presentando il progetto Aave.
Da ETHLend ad Aave: la costante è l’innovazione
Stani Kulechov, nel 2016, cominciò ad osservare il nascente ecosistema Ethereum: un ambiente molto diverso da quello che conosciamo oggi, partecipato ancora da pochi utenti e popolato al massimo da qualche prototipo degli attuali servizi DeFi. Questo fu il contesto in cui Stani fece esperienza dell’hack al progetto DAO: il primo esempio di organizzazione autonoma decentralizzata, a cui vennero rubati 3,6 milioni di ETH. Stani, tuttavia, non si fece abbattere dalle condizioni ostili: “a seguito del DAO hack, molte persone abbandonarono l’ambiente, ma io volevo ancora costruire qualcosa di relativo alla finanza, così cominciai a pensare cosa potesse essere”.
Così nacque l’idea di ETHLend, supportare prestiti decentralizzati tra indirizzi wallet anonimi, ma mancava ancora una componente fondamentale: i debitori dovevano essere in qualche modo incentivati a ripagare il prestito. Esplorando ancora le soluzioni già presenti sulla blockchain di Ethereum, Stani trovò EtherDelta, forse il primo esempio di exchange decentralizzato (DEX), da cui anche Hayden Adams prese spunto per creare Uniswap.
Inizialmente, il protocollo di EtherDelta ospitava volumi molto scarsi: non c’era effettivamente ancora niente da scambiare e il caso d’uso era ulteriormente ostacolato da un design non user-friendly. I token ERC-20, tuttavia, presto aggiunsero liquidità al DEX e fornirono a Stani l’incentivo che cercava: “i token potevano essere usati come collaterale, rilasciati solo quando il debitore avrebbe ripagato il prestito. Questo fu il primo concetto di prestito sovra-collateralizzato e chiamammo il progetto ETHLend, l’abbreviazione di Ethereum Lending”. Nel 2017, dunque, nacque ETHLend, ma Stani non ne capì subito il potenziale: “non avevo compreso quando potesse diventare grande il progetto, pensavo fosse un buon proof-of-concept, ma di cui mi sarei probabilmente dimenticato”.
La prima versione del servizio di lending venne presentata come un modello peer-to-peer. una misura per permettere di decidere autonomamente il livello di rischio del prestito. Inizialmente, ogni accordo di prestito era contenuto in uno smart contract diverso: un processo che si fece presto costoso, perché richiedeva il pagamento ricorrente di gas fee. Così, ETHLend sostituì il p2p con il peer-to-contract, facendo essenzialmente interagire prestatori e debitori con uno smart contract e non più direttamente tra di loro: il primo passaggio della trasformazione in Aave.
Prima di essere lanciato, tuttavia, il protocollo di Stani Kulechov dovette affrontare altre sfide. Fu difficile raccogliere fondi per ETHLend, finché a novembre 2017 venne organizzata un’ICO: vennero venduti 1 miliardo di LEND per circa 18 milioni di dollari. Stani, a posteriori, ha affermato che “se questo tipo di finanziamento non fosse esistito, [Aave] non ci sarebbe stato”. Subito dopo, il bear market del 2018 ridusse del 95% il prezzo di ETH, ma per Stani “la tesi è sempre stata l’innovazione, non ci importava del mercato, comprai Ether solo per pagare il gas di smart contract e transazioni, non l’ho mai visto come un investimento”.
La resilienza di Stani Kulechov ha portato Aave fino all’implementazione sulla mainnet Ethereum nel 2020, alla successiva migrazione del codice di LEND nel token AAVE ed infine al rilascio della Versione 2 del protocollo, il 3 dicembre dello stesso anno.
Il morale e l’appoggio della community sono sempre stati importanti per Stani Kulechov, infatti è lui stesso a raccontare che, durante il crypto winter del 2018, la difficoltà principale non fu il crollo del prezzo, ma la mancanza di entusiasmo degli utenti, una cosa “triste, almeno per me”. La community di Aave, però, è sempre stata eterogenea e alcuni membri, che attualmente supportano il progetto, risalgono proprio all’era di ETHLend: “è affascinante perché hanno visto il nostro primo prodotto e, osservando dove siamo adesso, gli sembrerà di aver fatto con noi un lungo viaggio”, ha commentato, ora felice, Stani. L’importanza della community è riflessa anche nelle funzionalità di governance, concesse agli holder di AAVE dalla versione V2.
Lens Protocol: il Twitter di Aave
Stani Kulechov è molto attivo sul suo profilo Twitter dove, a luglio 2021, ha risposto a Jack Dorsey, che aveva annunciato avrebbe creato una piattaforma open-source per servizi basati su Bitcoin (molto simile ad Aave nelle funzionalità), dicendo che Aave avrebbe invece costruito “Twitter su Ethereum”.
Un tweet dall’aria di sfida, ma considerato ironico dai più, soprattutto a seguito di un altro tweet, che in realtà è costato caro a Stani. Infatti, nel clima di incertezza generato dal possibile acquisto di Twitter da parte di Elon Musk, ha scherzosamente affermato che avrebbe ricoperto la carica di CEO ad interim, in attesa del passaggio di consegne, ma è stato subito dopo bandito dalla piattaforma stessa. Qualche ora dopo, è tornato online, ma ha commentato l’accaduto sottolineando la pericolosità del controllo centralizzato dei contenuti, una forma di censura intollerabile, soprattutto pensando alla natura paritaria e decentralizzata del Web 3, rappresentata dal progetto Aave stesso.
Nonostante tutto, Stani non ha perso la sua vena ironica, ma ha davvero rispettato il suo impegno a costruire una “versione Aave” di Twitter, il Lens Protocol. Un social network Web 3, basato sul possesso e la monetizzazione dei propri contenuti, certificati da “profili NFT” e altri tipi di token non fungibili. Le funzionalità di base sono già state presentate nel nostro blog, ma la community ha poi continuato a costruire nel “giardino” di Lens.
Il Lens Protocol è un’altra idea di Stani Kulechov, che ci ha reso partecipi del suo punto di vista: “Così come abbiamo la proprietà di protocolli finanziari, cosa accadrebbe se potessimo possedere la nostra presenza sui social media, i nostri profili?”. Questo protocollo, nato quasi come una sfida, dovrà dimostrare il valore della decentralizzazione per competere con l’autorità di Twitter, ma una cosa è certa: ora che sai chi è Stani Kulechov, avrai capito che con lui non si scherza.