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Cardano vs Polkadot: gli eredi di Ethereum faccia a faccia

28 giugno, 2022

10 min

Cardano vs Polkadot: gli eredi di Ethereum faccia a faccia
Intermedio

Polkadot e Cardano sono nate in opposizione ad Ethereum, prima ideologica e poi tecnica. Nonostante la motivazione simile, dopo la nascita le due criptovalute proof-of-stake hanno seguito percorsi diversi, distinguendosi sotto svariati aspetti. Scopriamo quindi la differenza tra Cardano e Polkadot, in particolare confrontando le loro strutture, la scalabilità, i meccanismi di consenso e i processi di governance.

Polkadot e Cardano: le “figlie” di Ethereum a confronto

L’origine di Cardano (ADA) e Polkadot (DOT) è simile: la loro nascita seguì l’uscita dei rispettivi creatori dalla Ethereum Foundation, dovuta a divergenze con Vitalik Buterin

Raccontando la storia del ragazzo che ha cambiato il mondo, infatti, abbiamo scoperto che Charles Hoskinson abbandonò il progetto Ethereum nel 2015, perché in disaccordo sulla decisione di rendere la fondazione “no profit”. Subito dopo, fondò l’azienda Input Output Hong Kong (IOHK) per dare vita a Cardano, una blockchain dallo sviluppo minuziosamente studiato in “peer-review”.

L’acceso dibattito tra gli 8 fondatori risparmiò Gavin Wood, ma solo per poco: nel 2016, attraverso la Web3 Foundation, creò Polkadot, una criptovaluta per rispondere alle domande lasciate in sospeso da Ethereum. Infatti, Wood rimase deluso dal protocollo di ETH, incapace di mantenere le promesse di sviluppo, e arrivò a definire la sua governance una “tecnocrazia” per l’eccessiva importanza che avevano le poche figure del team. Polkadot, invece, è una “blockchain di blockchain” basata sull’aggregazione, la condivisione e l’interoperabilità, garantite dall’ausilio delle parachain.

Il diverso focus dei due progetti ci dà un primo indizio sulle differenze tra Cardano e Polkadot, ma è ora di andare al nucleo del discorso.

Le blockchain di Polkadot e Cardano

Partiamo dallo scheletro delle due blockchain, l’architettura base del funzionamento, le fondamenta delle due soluzioni tecnologiche. Scopriamo cos’è Cardano e come funziona Polkadot.

Cardano è una blockchain costruita su 2 “strati” di software, chiamati layer:

  1. Settlement Layer (CSL): in questo strato avvengono le transazioni peer-to-peer, qui sono infatti contenute tutte le informazioni relative ai wallet ed al loro bilancio;
  2. Computation Layer (CCL): questo strato è la parte operativa di Cardano, formato da un insieme di protocolli. Si occupa della gestione dei vari smart contract, della sicurezza e sono presenti inoltre le regole generiche di funzionamento dell’intera infrastruttura. Le funzioni avanzate vengono anch’esse implementate in questo strato.

Il funzionamento della blockchain di Polkadot si basa su 3 elementi:

  1. Relay Chain: è la catena principale di Polkadot, o Layer 0, qui i validatori certificano le transazioni; questi garantiscono la sicurezza dell’intera blockchain, aggiungendo i nuovi blocchi creati.
  2. Parachain e Parathread: una parachain è una blockchain di Layer 1 che sfrutta la sicurezza e la tecnologia di base di Polkadot, al fine di creare un grande ecosistema popolato da diversi casi d’uso e soluzioni. Per ottenere un posto come parachain, affiancandosi alla Relay Chain, un progetto deve vincere un’asta, essendo la partecipazione molto ambita. Un parathread, invece, è una catena che può appoggiarsi per un periodo più breve a Polkadot, in ogni caso non stabilmente;
  3. Bridge: questa componente è molto importante, permette di comunicare con gli altri protocolli esterni a DOT, integrandoli all’ecosistema. Le altre blockchain sono i principali candidati, ad esempio Bitcoin ed Ethereum hanno già il loro bridge.

Avendo capito cos’è Polkadot e come funziona Cardano, come fanno i due progetti a rendere le rispettive soluzioni utilizzabili e ad ottenere una così ampia adozione? Si può rispondere a questa domanda partendo dall’aspetto della scalabilità. Facciamo un confronto tra Cardano e Polkadot.

Cardano vs Polkadot

Scalabilità: è più veloce Cardano o Polkadot?

Cosa significa scalabilità? In pratica, è la capacità di migliorare le proprie prestazioni, o almeno conservarle, all’aumentare degli utenti e, nel caso di una blockchain, con l’intensificarsi delle transazioni. Quindi, una blockchain è scalabile quando è in grado di gestire un volume di transazioni sempre maggiore, senza che l’attività del network venga congestionata, ovvero ostacolata da rallentamenti e aumento delle commissioni.

Una misura di scalabilità, dunque, potrebbe essere il numero di transazioni al secondo (tps):

  • Cardano (ADA): il primo testnet di Cardano ha dimostrato la sua capacità di processare circa 257 tps. Tuttavia, il 13 settembre 2021, l’aggiornamento Alonzo ha aperto alle funzionalità smart contract per Cardano, tra cui la soluzione di scalabilità Hydra, un layer 2 basato su staking pool. In poche parole, ogni “pool” rappresenterà una “testa” dell’hydra, in grado di processare 1000 tps, sebbene il primo obiettivo sarà garantire un tempo di conferma, per le transazioni, inferiore al secondo. Il lancio di Hydra è atteso per la fine del 2022, contestualmente all’inizio della fase “Basho” di Cardano.
  • Polkadot (DOT): Polkadot ha un vantaggio su Cardano in termini di velocità, le parachain. Infatti, sebbene i blocchi contenenti le transazioni in DOT vengano aggiunti alla blockchain principale (Relay chain), la loro validazione può essere effettuata in parallelo dalle parachain, così da “alleggerire” il network principale. L’aumento del numero di parachain, dunque, porterà ad una crescita esponenziale delle tps. Tuttavia, Gavin Wood stesso già nel 2020 affermava che “anche senza parachain o multithreading, [Polkadot] elaborerà con una velocità superiore alle 1000 tps” anche se l’aggiunta di altre blockchain alla Relay chain produrrà “forse 1.000.000 tps”.  

Il futuro di entrambe le blockchain sembra promettente, ma riusciranno a competere con le teorizzate 100.000 transazioni per secondo di Ethereum 2.0? Il “merge”, che trasformerà definitivamente il meccanismo di consenso di ETH da Proof-of-Work (PoW) in Proof-of-Stake (PoS), renderà obsolete le soluzioni di Cardano e Polkadot? Sarà il futuro a deciderlo ma, a proposito di meccanismi di consenso, anch’essi rappresentano un fattore importante di scalabilità. 

Il numero di transazioni al secondo che un network può processare dipende strettamente dal tipo di meccanismo di consenso su cui si basa la produzione di blocchi. Il Proof-of-Stake, in teoria, dovrebbe dare luogo a tps maggiori rispetto al PoW, ciò dimostrato dalle statistiche appena riportate. Tuttavia, che differenza c’è tra gli algoritmi Proof-of-Stake di Cardano e Polkadot?

ADA vs DOT: differenze di Proof-of-Stake 

La sicurezza delle blockchain di Cardano e Polkadot è basata su meccanismi di consenso Proof-of-Stake (PoS). In entrambi i casi, infatti, è coinvolto in diversi modi lo staking di criptovalute, ma i due algoritmi hanno alcune differenze.

Il meccanismo di consenso Proof-of-Stake di Cardano è chiamato Ouroboros, un nome che esprime il concetto di infinità: la blockchain di ADA vuole ottenere crescita esponenziale. Tuttavia, Cardano ha anche a cuore la sostenibilità e l’etica, come dimostra la sua collaborazione con il governo etiope. In poche parole, Ouroboros affida la validazione dei blocchi alle staking pool più ampie, tuttavia integrando anche un fattore di casualità. Inoltre, ogni singolo possessore di ADA può delegare le sue coin, in modo da condividere le ricompense con i validatori. 

L’algoritmo di consenso Proof-of-Stake di Polkadot, invece, è il Nominated Proof-of-Stake (NPoS): è simile ad un meccanismo di delega, tuttavia i Nominator non si limitano a bloccare i loro DOT, ma eleggono attivamente fino a 16 Validator, incaricati poi della creazione di nuovi blocchi. Dunque, non è la grandezza dello stake a garantire i diritti di validazione, ma la fiducia degli elettori. Polkadot ha poi definito precisi meccanismi di ricompensa, le eventuali conseguenze per i validatori sleali (slashing) e l’inflazione di DOT, ma non ha posto limite massimo al numero di Validator: inizialmente 20, si prevede raggiunga le 1000 unità nella fase matura del protocollo. Cardano e Polkadot sembrano entrambe inclusive: ogni possessore di DOT e ADA può partecipare, a vario titolo, alla validazione dei blocchi. 

Ogni blockchain, tuttavia, richiede un altro livello di “consenso”. Stiamo parlando dei processi di governance, attraverso i quali è possibile decidere collettivamente il futuro di un protocollo. Questi meccanismi riguardano scelte di vario tipo, non solo aggiornamenti o aggiunte di funzionalità: scopriamo la differenza tra la governance di Polkadot e di Cardano.

Governance: on-chain o off chain?

Il meccanismo di governance di una blockchain, ovvero il modo in cui vengono prese le decisioni a proposito dei diversi aspetti del progetto, influenza in maniera importante il progresso tecnologico. Infatti, i token-holder talvolta possono scegliere in merito ad aggiornamenti del protocollo, allocazione di fondi e molto altro; sostanzialmente, questo può avvenire in due modi: on-chain o off-chain. Il primo modo comporta la “firma” di una transazione da parte del votante, invece il secondo tipo di voto può avvenire esternamente alla blockchain, in svariati modi. Cardano e Polkadot, anche su questo, differiscono fra loro: i fondatori hanno adottato due approcci di governance diversi per i loro ecosistemi, ma il futuro potrebbe accomunarli.

Il modello di governance di Cardano è nato “off-chain” ed “esclusivo”. Infatti, al lancio del progetto, i possessori di ADA non hanno avuto voce in capitolo: solo gli sviluppatori, interni alla IOHK e alla Cardano Foundation, hanno potuto discutere e prendere le decisioni, impegnati nella rigorosa procedura di “peer-review”. Tuttavia, in futuro, Cardano accoglierà la libertà di espressione e lo scetticismo. Infatti la roadmap, divisa in fasi, prevede un ultimo aggiornamento: Voltaire, ovvero l’introduzione di un sistema di voto e di “treasury”, attraverso il quale i partecipanti al network potranno usare i loro stake per decidere il futuro del protocollo. Attualmente non vi è una data di lancio, ma è probabile che il meccanismo di governance avverrà on-chain. Infatti, già esiste una DAO su Cardano, Project Catalyst, che permette alla community di votare on-chain e finanziarie progetti innovativi.

La governance di Polkadot ha luogo on-chain, attraverso molteplici e sofisticati meccanismi di voto e proposta. L’obiettivo dichiarato è quello di garantire sempre il potere decisionale sul network agli utenti che, insieme, possiedono la maggioranza dello stake, un’importante misura di sicurezza. I token-holder di ADA collaborano con un “concilio” per amministrare la blockchain nel modo migliore, attraverso diversi strumenti di governance on-chain.

Avendo capito la differenza tra Cardano e Polkadot, quale soluzione preferisci? Queste due blockchain gareggiano per la dominance, sebbene Bitcoin ed Ethereum siano ancora lontane. Quale criptovaluta si dimostrerà la tanto anticipata “Ethereum Killer”? Il confronto tra Cardano e Polkadot non può certo determinare quale codice vincerà, ma forse si può intuire che entrambi meriterebbero un posto nel futuro della blockchain.  

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