logo academy

NFT: qual è il loro vero valore?

14 dicembre, 2022

10 min

NFT: qual è il loro vero valore?
Principiante

Rispondiamo ad una domanda da (letteralmente) un milione di dollari: quanto vale davvero un NFT? Il valore di un token non fungibile è determinato da diversi fattori, tra cui la tecnologia blockchain di base, l’effettiva utilità, la community interessata al progetto, la scarsità ed infine il fattore mercato. Qui approfondiamo ognuno di questi aspetti, così da capire perché i non fungible token possono costare tanto.

Quanto vale un NFT?

I token non fungibili hanno dimostrato che le immagini su internet possono avere un valore. Basti pensare a Beeple, l’artista che ha venduto un solo grande NFT-collage, composto da 5.000 creazioni, per più di 69 milioni di dollari. Qualsiasi cosa abbia un prezzo e possa, dunque, essere comprata ha di fatto un valore. La logica è semplice, ma quello che tutti si chiedono è il perché: com’è possibile che un insieme di pixel abbia un costo, cosa dà valore ad un NFT?

Le discussioni a riguardo hanno spesso toni ironici: molti mostrano screenshot di CryptoPunks, chiedendosi perché qualcuno voglia comprarli, se è così facile averli “gratis”. La perplessità è diffusa, ma forse perché non tutti sanno esattamente cosa sono gli NFT: token che dimostrano l’autenticità, l’unicità e la proprietà di oggetti digitali e talvolta fisici, memorizzando le informazioni identificative su blockchain. 

In poche parole, non puoi affermare di possedere un non fungible token semplicemente con il download della sua anteprima, né tantomeno sostenere che sia l’originale, perché esiste un registro pubblico che prova il contrario. Gli screenshot, quindi, sono soltanto copie anonime, mentre i token non fungibili trovano nella blockchain una garanzia di autenticità, che è parte del loro valore.  

La proprietà: il primo valore di un NFT

Ogni non fungible token è rappresentato da un numero identificativo (ID) che, su blockchain, verrà associato al legittimo proprietario, riconosciuto dall’indirizzo del suo wallet. Il processo di creazione degli NFT (minting), infatti, richiede un indirizzo wallet a cui inizialmente assegnare la proprietà; tuttavia, nella maggior parte dei casi, è possibile trasferirla tramite la vendita. 

La blockchain, trasparente e consultabile da tutti, conserva poi la cronologia degli scambi: la tracciabilità delle transazioni è fondamentale per attestare i passaggi di proprietà; attraverso un blockchain explorer chiunque può ricostruire la “storia” di un token, composta di trasferimenti tra indirizzi wallet. In questo modo, la blockchain riconosce anche gli originali, potendo risalire ai creatori dei token non fungibili: tutti possono verificare che ad avere emesso il token sia l’effettivo artista, un vantaggio che ha un significato economico. La possibilità di distinguere i falsi e le contraffazioni, infatti, protegge il valore dato ad un NFT dal suo autore: il semplice nome dell’artista, soprattutto se capace e rinomato, a volte fissa già un prezzo elevato. 

La possibilità di tracciare la proprietà, oltre a dimostrare l’originalità, rende la blockchain uno strumento efficace per difendere i diritti d’autore. Ogni non fungible token, infatti, porterà per sempre con sé il proprio creatore, scritto immutabilmente nel suo codice, integrando così il copyright nell’opera stessa. Questo rivoluziona la cosiddetta creator economy: l’arte digitale potrà ricevere il giusto riconoscimento, e agli artisti verrà restituito il meritato profitto. Infatti, Opensea e altri marketplace, permettono di impostare una percentuale di royalty: un compenso garantito all’artista per ogni rivendita dell’opera. A seguito del primo acquisto, dunque, i creator continueranno a generare entrate dai propri NFT: un flusso economico costante, che premia i contenuti su internet.

Questo è particolarmente importante per la musica: se tokenizzata, cantanti e produttori potrebbero sottrarsi alla gestione delle piattaforme streaming, che oggi trattengono la maggior parte dei profitti. A tal proposito, qualsiasi oggetto digitale può essere reso non fungibile: parte del valore degli NFT deriva dalla loro vasta applicabilità, che apre a molteplici funzionalità.

L’utilità degli NFT

I non fungible token sono creati attraverso smart contract, essenzialmente software programmati su blockchain che regolano il funzionamento tecnico del token. In particolare, la maggior parte dei token non fungibili seguono lo standard Ethereum ERC-721: un insieme di linee guida da rispettare per rendere l’NFT compatibile con l’ecosistema. Tra queste, troviamo anche campi da riempire per caratterizzare l’opera: in ogni smart contract vengono inseriti i dati da associare al rispettivo token (o collezione), che contribuiscono tra l’altro a definirne il valore. Oltre al già citato ID, infatti, ogni non fungible token è contraddistinto da altre informazioni, chiamate metadati: qualsiasi aspetto di un NFT può essere definito dal suo codice, dalle componenti grafiche ai casi d’uso.

Se andiamo oltre l’aspetto “visivo”, uscendo addirittura dal campo artistico, scopriremo perché questa flessibilità è un valore aggiunto per gli NFT. Spesso, infatti, il fattore estetico gioca un ruolo secondario nella definizione del prezzo, è l’utilità piuttosto a conferire peso economico ad un token non fungibile. Rimanendo in ambito crypto, ad esempio, gli oggetti di gioco conquistati in un metaverso blockchain potrebbero essere rappresentati da un non fungible token, così da restituire al giocatore il controllo sui suoi progressi: questo può garantire la proprietà dei token guadagnati e la possibilità di venderli, un meccanismo chiamato comunemente play-to-earn

Le applicazioni, però, non sono limitate all’ambiente online: un NFT potrebbe rappresentare il biglietto d’accesso ad un evento reale, come un concerto, uno spettacolo teatrale o una conferenza); i cosiddetti POAP, in seguito, possono attestare la partecipazione a quell’occasione. Altri non fungible token possono certificare le carriere universitarie, essenzialmente registrando attestati quali la laurea su blockchain. 

La community: appartenenza e identità

I non fungible token possono anche essere dei veri e propri pass per gruppi d’élite: i possessori di opere appartenenti a collezioni come Bored Ape Yacht Club formano community ristrette, distinte da vantaggi come poteri di governance sul progetto, airdrop esclusivi e sconti sui prodotti del brand, oltre all’accesso ad eventi in real life. In un certo senso, potremmo dire che il vero valore di un NFT che fa parte di una collezione stia proprio nella sua community, aggregata attorno al progetto: sono gli utenti ad investire di significato e a rendere preziosi i token.

Per determinare quanto vale una collezione non fungibile, infatti, dobbiamo considerare la sua capacità di suscitare interesse, fidelizzando chi sta all’interno e attraendo chi osserva curioso dall’esterno. D’altra parte, chi acquista un token potrebbe cercare un senso di comunità: esso permette di inserirsi in un gruppo di persone affini, caratterizzato dagli stessi interessi e valori. L’aggregazione è una tendenza umana, ma allo stesso tempo cerchiamo di affermare l’individualità: potremmo riconoscerci perfettamente nell’immagine di un non fungible token, così da sceglierla per rappresentare la nostra identità online.

In altre parole, il valore di un NFT è sia soggettivo che socialmente riconosciuto: la community e i singoli giustificano il costo, e di conseguenza il mercato apprezzerà i token. Infatti, il circolo virtuoso generato dagli ideali condivisi della community e dai token come “estensione di personalità”, spinge la domanda per certe collezioni. 

Il mercato: chi stabilisce il valore di un NFT?   

Creare e vendere NFT è un’operazione semplice: decidi su quale blockchain crearlo, carica il file, definisci i metadati (titolo, descrizione, collezione di appartenenza, contenuti sbloccabili, ecc) ed infine scegli il prezzo del tuo token non fungibile. L’artista fisserà una cifra coerente alle sue aspettative ma, come anticipato, la community ha un peso importante: in un’asta al miglior prezzo, conta di più il valore percepito dell’opera.

Quindi è impossibile fare una stima “matematica” di quanto vale un NFT? In realtà, anche nel mercato dell’arte crypto vale la legge della domanda e dell’offerta. Un non fungible token ha per natura disponibilità limitata: può essere un singolo esemplare, oppure avere un numero preciso di copie, definito alla creazione. Dunque, se la quantità in circolazione è fissa, l’offerta di un NFT non può variare nel tempo; quindi, all’aumentare della domanda, il prezzo dovrebbe statisticamente salire. 

La scarsità, perciò, rientra nel calcolo del prezzo: quanto più un token è “raro”, tanto più sarà prezioso, almeno secondo la legge della domanda e offerta. Tuttavia, quando un token non fungibile è unico, ma parte di una collezione più ampia, sono i suoi “tratti” e attributi a determinarne la rarità. In poche parole, in progetti come i CryptoKitties e Axie Infinity, ma anche per i PFP creati in serie, caratteristiche come forma del corpo, espressioni facciali e accessori sono scelte casualmente da un algoritmo. Il grado di diffusione delle singole qualità, rispetto all’intera collezione, renderà più o meno rari i personaggi tokenizzati.

Per misurare questo aspetto, ci possiamo aiutare con i rarity tool: strumenti che, analizzando i metadati dei non fungible token, ne classificano gli esemplari;  ad esempio, il personaggio più raro della collezione Moonbirds, secondo Rarity Sniper e Rarity Sniffer, è il #668. Questo gufetto ha un punteggio di rarità elevatissimo, dato dalla scarsa occorrenza dei suoi tratti, di conseguenza il valore di questo NFT dovrebbe essere altrettanto notevole.

Infine, bisogna considerare la liquidità del mercato: se nessuno fosse disposto a comprare un token non fungibile al prezzo “consigliato”, per scarsità e rarità, il suo valore diminuirebbe inevitabilmente, fino ad incontrare l’eventuale domanda. È il caso del primo tweet della storia, tokenizzato e comprato per quasi 3 milioni di dollari, ma che ora fatica a ricevere proposte “adeguate” su Opensea. 

Verità o hype?

Definito il modello per “calcolare” il prezzo di un NFT, le cifre eccezionali di quelli più costosi risultano comunque fuori scala. I prezzi milionari sono impossibili da inserire nei canoni proposti: a determinarli sono fattori altamente situazionali, difficili da prevedere e sistematizzare. 

In generale, le collezioni potrebbero essere spinte da entusiasmo momentaneo (hype), generato ad esempio dall’interesse di un personaggio famoso, oppure da bias psicologici come la FOMO. La vera domanda è: il valore di un NFT si mantiene nel lungo termine? Solo una community attiva, una vera utilità e domanda costante possono realizzare tale scopo, trasformando un non fungible token anonimo in blue chip. 

Correlati