Che cosa sono gli NFT? Guida per principianti
23 dicembre, 2022
12 min
Hai mai sentito parlare di non fungible token? Il termine ultimamente rimbomba su Internet e l’eco ha raggiunto anche i media mainstream: superato lo stupore per le vendite milionarie, la curiosità ti ha mai spinto a chiederti cosa sono gli NFT e come funzionano? Dopodiché, quale sarebbe la differenza tra token non fungibili e criptovalute? Se ancora non hai trovato una definizione di NFT che ti soddisfi, proviamo a formularla insieme!
Cosa sono gli NFT: definizione e storia
Riavvolgiamo il nastro: da dove nascono i token non fungibili? Il primo NFT della storia, in realtà, non sapeva di esserlo: è Quantum, il video di un ottagono pulsante e dal colore cangiante. I suoi creatori, i coniugi Jennifer e Kevin McCoy, cercavano un modo per dimostrare la “provenienza” delle opere digitali: in altre parole, volevano certificarne l’unicità, tracciarne i passaggi di proprietà e verificare l’identità dell’artista.
Aiutati da Anil Dash, dunque, nel 2014 registrarono le informazioni di Quantum sulla blockchain di Namecoin: definirono il risultato “monetized graphic”, perché questa tecnologia, dimostrando l’autenticità di token impossibili da “copiare”, dà effettivamente valore all’arte online. Infatti, i dati verificati di Quantum, perché memorizzati immutabilmente in un registro condiviso, ne resero possibile la vendita senza intermediari: fu trasferito da McCoy a Dash, per soli 4$, a titolo dimostrativo.
Curiosità
Namecoin è un network “figlio” di Bitcoin, nato da un hard fork nell’aprile 2011. Il progetto proponeva una soluzione per immagazzinare dati, oltre alle semplici transazioni, direttamente su blockchain.
L’acronimo NFT è stato coniato, invece, solo il 20 settembre 2017: Dieter “Dete” Shirley propose il nome lavorando al progetto CryptoKitties, un gioco basato proprio su non fungible token. Questa dApp (applicazione decentralizzata) ebbe un successo istantaneo, tanto da congestionare la blockchain di Ethereum, dov’era ospitata: qui comincia la vera storia dei token non fungibili.
Fin dal primo esemplare, è sempre stato chiaro cosa sono gli NFT: in parole semplici, “pacchetti” di dati registrati su blockchain, che dimostrano proprietà e autenticità di contenuti, rendendoli unici e non riproducibili. Ogni non fungible token funziona come una specie di “contratto”: assegna a qualsiasi oggetto, sia digitale che fisico, un numero identificativo e ne chiarisce l’emittente e il possessore.
In pratica, la creazione di un NFT, da parte di un singolo artista o un’azienda, avviene come segue:
- Si sceglie l’elemento da tokenizzare, come immagini, musica, o addirittura un immobile materiale. In quest’ultimo caso si crea un digital twin, essenzialmente una rappresentazione virtuale di un elemento reale e tangibile.
- Le informazioni per riconoscere l’oggetto vengono “scritte” su blockchain, tramite l’aggiunta ad un blocco, nel processo di minting.
- È possibile dunque creare e vendere NFT attraverso marketplace come Opensea, che permettono a chiunque di svolgere queste operazioni autonomamente.
Se qualsiasi cosa può essere “mintata”, le caratteristiche e gli scopi dei token che ne risultano sono altrettanto varie. Ciò che invece li accomuna tutti è la non fungibilità: scopriamo cosa sono gli NFT in questo senso.
Fungibilità: la differenza tra NFT e criptovalute
Definire il significato di non fungibile è essenziale per capire cosa sono gli NFT. Innanzitutto, questa qualità rende ogni token unico nel suo genere, dunque non intercambiabile con altri. Inoltre, un NFT non è divisibile in sotto-unità: se privata dell’iconico sorriso, la Gioconda perderebbe identità e pregio, ugualmente frammentare un non fungible token ne disperderebbe o annullerebbe il valore.
Queste rappresentano le principali differenze tra NFT e criptovalute, perchè le crypto sono all’opposto fungibili: tutti i Bitcoin sono uguali, dunque ogni BTC può essere sostituito da qualsiasi altro, e frazionabili; l’unità minima è un satoshi (0,00000001 BTC), così da essere facilmente spesi. La loro fungibilità, infatti, rende le criptovalute un mezzo di scambio adatto ai pagamenti, come le monete fiat.
Come funzionano gli NFT?
A livello tecnico, la non fungibilità si realizza attribuendo a ogni token delle caratteristiche distintive, registrate in speciali software su blockchain. Questi sono gli smart contract che, appunto, permettono il minting, assegnando un codice identificativo (ID) ad ogni non fungible token e allegandovi le informazioni e caratteristiche essenziali, chiamate metadati.
In particolare, ogni NFT viene associato ad un indirizzo wallet che, assieme alle relative chiavi pubbliche e private, dà prova della proprietà dell’opera; infatti, un utente nel network di una blockchain è identificato dal suo wallet crypto. Gli smart contract amministrano anche gli scambi di NFT, riassegnando la proprietà nel momento in cui vengono inviati da un wallet a un altro: in questo modo si realizza la tracciabilità dei token e si può dimostrarne l’autenticità, risalendo fino all’account del creatore.
Inoltre, i metadati riportano anche dov’è conservato il contenuto che l’NFT rappresenta: la grandezza eccessiva, solitamente, impedisce di memorizzare i file direttamente su blockchain (on-chain), perché le gas fee richieste dall’operazione sarebbero troppo elevate. Perciò, immagini, video e audio vengono spesso salvati off-chain, sfruttando servizi di cloud storage. Il dibattito su “dove” immagazzinare i contenuti off-chain vede il confronto tra soluzioni centralizzate e decentralizzate: un caso studio è la collezione Moonbirds.
Riassumendo, a definire come funzionano gli NFT dal punto di vista tecnico è lo smart contract. Ciò significa che i token non fungibili sono programmabili: si può stabilire a priori il loro funzionamento, soprattutto nell’ottica dello scopo che avranno. A tal proposito, nel tempo sono stati proposti diversi modelli di codice, in base alle applicazioni più comuni di questa tecnologia. La maggior parte di questi sono standardizzati su Ethereum e perciò indicati con la sigla ERC (Ethereum Request for Comment) seguita da un numero identificativo. Vediamo i più importanti.
ERC-721 e blue chip
Cercando online cosa sono gli NFT, sicuramente troveremmo come esempi delle immagini a copia unica, esemplari singoli che si prestano al collezionismo. La scarsità di questi NFT è determinata da particolari smart contract, che seguono lo standard ERC-721: in poche parole, un insieme di regole condivise per la creazione di token non fungibili su Ethereum, formulate dal già citato Shirley. Le collezioni più famose, come i Cryptopunks e le Bored Ape Yacht Club, sono ERC-721 e per la loro capacità di conservare il prezzo nel tempo, supportate da un progetto solido, sono anche chiamate blue chip.
PFP: immagini di profilo
Gli NFT sono spesso usati come immagini di profilo: esistono collezioni dagli elementi limitati pensate proprio a questo scopo, dette PFP (profile picture). In particolare, i token di progetti come i già citati Moonbirds, Cryptopunks e Bored Apes sono perfetti per rappresentare la propria identità online. Questi NFT sono il risultato di una combinazione di tratti: la composizione delle immagini è affidata ad un algoritmo (anche all’interno dello stesso smart contract), che abbina casualmente un insieme di attributi.
In base alla frequenza degli elementi costituenti, gli NFT avranno una certa rarità, rispetto agli esemplari dell’intera collezione: i rarity tool sono strumenti in grado di calcolare tale coefficiente per ogni non fungible token. In generale, quando è un meccanismo randomico ad “assemblare” le opere uniche, a partire da alcuni elementi di base, si parla di generative art.
ERC-1155: token semi-fungibili
Avendo capito il cosa sono gli NFT e il significato di non fungibilità, facciamo un passo in più: quando un oggetto viene tokenizzato in più copie identiche è definito “semi-fungibile”; lo standard di riferimento è l’ERC-1155, che assegna lo stesso ID a tutte le repliche. È il caso di alcuni item di gioco nel Metaverso, brani musicali o semplici collezionabili a tiratura limitata. In realtà, l’ERC-1155 accetta tutti i “livelli” di fungibilità, quindi anche i semplici NFT a copia unica, basta impostare ad 1 il numero degli esemplari.
Un esempio particolare di token semi fungibile (SFT) possono essere dei biglietti per l’accesso ad un concerto, senza posti assegnati: hanno un numero finito ma servono tutti allo stesso scopo, quindi sono intercambiabili (fungibili). Tuttavia, dopo aver svolto la loro funzione, perdono il valore nominale (face value), diventando un semplice ricordo da collezionare, ora non fungibile. In poche parole, da token fungibili si “trasformano” in NFT.
POAP e soulbound
I POAP, acronimo del proof of attendance protocol su cui si basano, sono essenzialmente NFT che certificano la tua partecipazione ad un certo evento. Questi token, costruiti sullo standard ERC-721, registrano anche i traguardi personali su blockchain, compresi i titoli di studio e le esperienze lavorative. Sono simili a distintivi, spille da appuntare al proprio wallet crypto, così da dimostrare i propri successi.
Se i meriti sono individuali, tuttavia, è necessario legarli indissolubilmente al proprio indirizzo wallet, così da impedire la compravendita di certificazioni false; a tale scopo sono pensati gli NFT soulbound, letteralmente “vincolati all’anima”. In pratica, sono token che non possono cambiare proprietario, infatti una volta mintati rimangono “bloccati” nel wallet di destinazione; esiste uno standard specifico per i soulbound, l’ERC-5114.
I gNFT: ERC-998 e 3664 per il gaming
I non fungible token trovano naturale applicazione nel mondo dei videogiochi, perché possono rappresentare qualsiasi asset di gioco. I player, in questo modo, possono monetizzare il divertimento, essendo diretti proprietari dei propri progressi e degli item che hanno conquistato: una prerogativa del Web3, definita nel meccanismo di play-to-earn.
I gaming NFT (gNFT) richiedono funzionalità specifiche e una maggiore complessità, raggiunta grazie a due nuovi standard, il 998 e il 3664. Innanzitutto, considera il tuo personaggio in un gioco di ruolo online, “composto” dalle tue armi, scudi, accessori e monete virtuali, e immagina di tokenizzare questi oggetti. L’ERC-998 permette di fondere (merge) tutti questi token, sia fungibili che non fungibili, in un solo NFT: in poche parole, avresti un’unica rappresentazione per l’intera esperienza di gioco, potendo così spostarla e venderla in “blocco”.
L’ERC-3664, invece, permette agli NFT di cambiare nel tempo: le caratteristiche degli oggetti nei videogiochi possono essere modificate, migliorate e trasferite ad altri item, così come questi ultimi possono rompersi e deteriorarsi. In pratica, questo standard registra gli utilizzi rimanenti di una spada, gli “upgrade” definitivi e i potenziamenti momentanei, aprendo ad una maggior complessità di gioco.
NFT dinamici e fractional
Il caso del gaming è rappresentativo di una certa dinamicità dei token non fungibili: questa mutevolezza, tuttavia, potrebbe dipendere anche da informazioni provenienti dal mondo offline. In poche parole, gli NFT “dinamici” cambiano le proprie caratteristiche in base a previsioni del tempo, risultati di un evento sportivo, esiti di un sondaggio; tutti dati suggeriti allo smart contract dai cosiddetti oracoli.
Infine, tra i tipi di NFT troviamo i “fractional”. In poche parole, un token non fungibile viene trasferito ad uno smart contract “vault”, che in cambio genera un certo numero di token fungibili. Ognuno di questi rappresenta una “parte” della proprietà dell’NFT e una frazione del suo valore; il bene viene dunque condiviso tra più utenti, che non potrebbero permettersi di acquistare l’opera intera. I fractional sono un caso limite tra i non fungible token, perché eliminano esclusività e unicità; forse si oppongono addirittura al significato di NFT.
A cosa servono gli NFT?
Elencando le forme e le applicazioni esistenti degli NFT, abbiamo già fornito una panoramica generale sui loro utilizzi, ma cerchiamo di approfondire con qualche esempio. Innanzitutto, il mondo dell’arte è terreno fertile per i non fungible token, tanto che Beeple è riuscito a vendere l’opera Everydays, the first 5000 days per 69,4 milioni di dollari!
La musica, allo stesso modo, è protagonista: il progetto Gala Games ha creato una piattaforma dedicata ad NFT musicali (Gala Music), mentre alcuni si interrogano se lo streaming su blockchain possa sostituire servizi come Spotify. Fumetti e libri, intanto, hanno le loro prime versioni tokenizzate, come nel caso delle storie della DC comics o del progetto NFTBooks. Infine, lo sport ha colto letteralmente la palla al balzo, creando collezioni di momenti iconici come gli NBA Top Shot, dai creatori dei CryptoKitties, e gli NFT dei mondiali di calcio (una collaborazione tra Algorand e la FIFA).
I token non fungibili possono anche servire alla creazione dell’identità digitale: oltre ai già citati PFP, i domini NFT possono sostituire le lunghe stringhe alfanumeriche degli indirizzi wallet con parole comprensibili, come il proprio nome; Ethereum Name Service è tra le piattaforme che offrono questo tipo di soluzione. In modo simile, Telegram sta progettando di trasformare ogni nome-utente o canale in un NFT, organizzando aste attraverso la piattaforma Ton DNS. In ultimo, alcune piattaforme di lending crypto danno la possibilità di bloccare token non fungibili come collaterale ai prestiti.
Ora che sai cosa sono gli NFT e come funzionano, sarà molto più semplice scegliere quale token non fungibile comprare, ma prima ancora dovrai determinare il vero valore di quel preciso NFT! In ogni caso, ricorda sempre di fare ricerche autonome e di valutare la legittimità di un progetto prima di acquistare NFT e criptovalute.