Cos’è il Play to Earn? Una possibilità per i gamer di trasformare il divertimento in profitto, ma soprattutto di essere in controllo della propria esperienza di gioco: nel crypto gaming ogni spada è un NFT e le ricompense sono criptovalute, tutto di proprietà dei giocatori grazie alla tecnologia blockchain. Scopriamo come funziona il Play to Earn, i suoi vantaggi e come si guadagna con i giochi crypto, in questo ambiente chiamato Gaming Finance, o GameFi.
Cos’è il Play to Earn (P2E): storia della gaming economy
Giochi che pagano in crypto: sembra un sogno, ma è la realtà del Play to Earn; la possibilità di ricevere ricompense divertendosi, tuttavia, non è una novità introdotta dal Web3 e dalla blockchain. Il crypto gaming è la versione più moderna di Play to Earn (P2E) e rientra nella GameFi (Gaming Finance), ma è il risultato di un percorso iniziato nel mondo fisico, addirittura prima dei videogiochi online.
Stiamo parlando di un cambio nel paradigma del “giocare”, un ribaltamento nei rapporti di potere: oggi il Play to Earn crypto permette ai giocatori di controllare davvero la propria esperienza di gioco, sottraendo il controllo alle case di sviluppo videoludiche. Le avventure degli utenti, in questo nuovo modello di “gaming economy”, sono indipendenti dall’azienda che le ha create, ma soprattutto possono essere monetizzate: i gamer dei giochi crypto, grazie ad NFT e criptovalute, non perdono affatto tempo ma ottengono nuove risorse. Prima delle ricompense, però, i giocatori hanno ottenuto libertà: per capire cos’è il Play to Earn dobbiamo ripercorrere la storia del gaming.
Pay to Play: Pac-Man e gettoni
Gli arcade game, ospitati nei cabinati delle sale giochi, sono l’infanzia del gaming, la prima versione di videogioco a largo consumo. Pac-Man è un esempio di Pay to Play: ogni sessione di gioco costava un gettone, nella speranza di battere il record entro il tempo massimo. I tentativi limitati dal pagamento, infatti, definiscono questo tipo di giochi “coin-op”, ovvero coin operated.
L’avvento dell’online gaming ha riproposto questo modello: World of Warcraft prevede il pagamento di un abbonamento mensile per partecipare alle avventure di role-play. I partecipanti al moderno Pay to Play, tuttavia, non sono mai stati proprietari dei loro progressi. Infatti, i contenuti dei giochi tradizionali sono conservati in database centralizzati, controllati esclusivamente dalle aziende videoludiche: i giocatori pagano un’esperienza il cui valore non gli appartiene e su cui non hanno potere decisionale.
Curiosità
Vitalik Buterin ha notato “gli orrori dei sistemi centralizzati” proprio da World of Warcraft: ha smesso di giocare dopo che il suo personaggio è stato deliberatamente privato di una potente caratteristica. È proprio questo evento che, secondo alcuni, l’ha motivato a creare il protocollo decentralizzato di Ethereum.
Free to Play: battle pass e skin
Il Free to Play ha eliminato le barriere all’entrata, offrendo a tutti divertimento senza spesa. Il mobile gaming ha diffuso esponenzialmente questo modello, ma gli esempi più noti sono su PC o console: giocare a League of Legends o Fortnite è gratuito, perchè il guadagno degli sviluppatori deriva dalla vendita di contenuti premium, come sfide aggiuntive (battle pass) o personalizzazioni dell’avatar (skin). Queste ultime hanno valore solo estetico perché esistono esclusivamente all’interno della piattaforma: tutti gli asset di gioco sono solo “prestati” ai giocatori, non ne dispongono liberamente (quindi non possono venderli né scambiarli). L’esperienza è ancora soggetta al controllo dell’azienda sviluppatrice e non è premiata da incentivi economici.
Come funziona il Play to Earn: il Crypto Gaming
La storia della gaming economy ci porta ai primi anni 2000: il Play to Earn è nato proprio quando alcuni giochi Free to Play, come Second Life e Runescape, hanno dato vita a veri e propri mercati per gli oggetti di gioco. Accessori e terreni di questi mondi virtuali (i primi esempi di metaverso) potevano essere venduti tra giocatori in cambio di denaro reale; queste transazioni, però, avvenivano al di fuori dell’infrastruttura di gioco. La mancata regolamentazione apriva al rischio di social engineering: gli scambi spesso erano occasione di truffa, perché non godevano di un supporto sicuro.
La possibilità di avere un ritorno economico, tuttavia, definiva questi giochi P2E, sebbene ancora nessun giocatore possedesse realmente le risorse scambiate e i pagamenti non fossero tutelati. La blockchain ha fornito la soluzione, evolvendo il concetto di P2E: un registro condiviso ed immutabile che tracci e certifichi gli scambi, registrando solo le transazioni valide. Inoltre, gli smart contract, codici automatizzati su blockchain, possono programmare marketplace virtuali, in cui la compravendita possa finalmente avvenire in modo trasparente e decentralizzato.
Perchè scegliere il crypto gaming? Questi sono alcuni dei vantaggi del play-to-earn forniti dalla blockchain, oltre alla sicurezza:
- Qualsiasi elemento di gioco può essere tokenizzato in un NFT (Non Fungible Token): la proprietà di un certo oggetto può essere registrata in uno smart contract. Gli NFT sono un riconoscimento per l’impegno dei giocatori, che possono dunque possedere le loro vittorie semplicemente conservando i token in un wallet.
- Gli NFT sono permanenti: sopravvivono alla chiusura dei server, proprio perché la blockchain li rende indipendenti dal gioco. Inoltre, la componibilità dei codici degli smart contract e l’interoperabilità tra i vari protocolli permettono a questi contenuti di essere compatibili con più giochi, aumentandone i casi d’uso.
- I gamer possono monetizzare i loro progressi: gli NFT esistono autonomamente oltre i limiti del gioco, hanno valore reale e possono quindi essere venduti, anche su secondary market (come OpenSea).
- Il valore degli asset di gioco tokenizzati dipende soprattutto dalla loro rarità: gli NFT sono talvolta unici, in ogni caso prodotti in quantità limitata. La scarsità è un fondamento del crypto gaming, la cui economia è sempre definita in precise tokenomics, alle volte gestite da organizzazioni autonome decentralizzate (DAO).
- I token possono conferire ai possessori diritto di voto sugli sviluppi della piattaforma di gioco, o di una singola esperienza videoludica. È ciò che nel mondo crypto viene chiamata governance decentralizzata, essenziale per coinvolgere gli utenti e distribuire i poteri di decisione.
Come si guadagna con il Play to Earn?
Gli NFT non sono i soli token ad incentivare il Play to Earn: i giochi crypto possono emettere utility token su una blockchain sviluppata dallo stesso team, ma è più comune sfruttare gli smart contract di altre blockchain (come Ethereum) per creare la propria tokenomics di gioco. L’in-game economy è lo strumento attraverso il quale i giocatori possono esercitare la loro volontà, in un ecosistema che riconosce impegno e abilità: questa è la meritocrazia del P2E che, associato ai modelli DeFi, ha dato vita alla GameFi.
La Finanza Decentralizzata (DeFi) fornisce agli utenti dei giochi crypto diverse soluzioni per guadagnare con il Play to Earn, approfondiamo facendo un esempio di blockchain gaming. Axie Infinity è il modello più famoso di GameFi: un videogioco blockchain in cui partire all’avventura con gli Axies, mostriciattoli simili a Pokemon le cui caratteristiche sono registrate in NFT su blockchain; composta la tua squadra, potrai combattere Player vs Player (PvP) o esplorare PvE il mondo di Lunacia (trovi tutti i termini della GameFi in questo dizionario).
Gli Axies, gli oggetti di gioco e persino gli appezzamenti di terreno (Land) nel metaverso di Axie Infinity possono essere venduti come NFT, ma non è l’unica forma di ricompensa. Gli incentivi dell’ecosistema sono basati anche sulla tokenomics di due criptovalute: Axie Infinity Shard (AXS) e Smooth Love Potion (SLP). AXS e SLP, essendo token ERC-20, possono essere venduti su exchange centralizzati, come Young Platform, o versati nelle liquidity pool di DEX come Uniswap.
Curiosità
È stato Andre Cronje, il creatore di Yearn Finance, a diffondere il termine GameFi, attraverso un tweet nel settembre 2020, ma l’origine potrebbe essere precedente.
La compravendita di token, però, non è l’unico modo di guadagnare con il Play to Earn: NFT come gli Axies, o oggetti rari, possono essere prestati per permettere ad altri utenti di partecipare al crypto gaming, ricevendo in cambio ricompense. È lo scopo della Yield Guild Games, una DAO che presta NFT ai giocatori che non possono comprarli, essendo alle volte molto costosi. Le ricompense del P2E, inoltre, possono essere oggetto di altre strategie di Yield Farming, come lending, liquidity mining, staking, per non parlare dei già citati processi di governance.
Il futuro del Play to Earn: il gioco prima del guadagno
Axie Infinity è ancora una volta un ottimo esempio per comprendere le prospettive del settore: a fine 2021, la piattaforma di crypto gaming ha assistito ad una crescita esponenziale negli utenti, riflessa dall’aumento di prezzo del token AXS; tuttavia, al di là della generale situazione di bear market, l’euforia si è presto esaurita e il valore di token ed NFT legati al gioco Play to Earn è crollato. Questo è dovuto al fatto che alcuni utenti erano interessati alle sole ricompense: hanno sfruttato il gioco come un semplice protocollo di Yield Farming, abbandonandolo dopo la vendita dei token, così da rendere il gaming una componente marginale.
Il nucleo della GameFi, però, rimane l’esperienza di gioco: i vantaggi del play-to-earn arricchiscono il videogioco di nuove possibilità, ma il gioco deve essere protagonista e l’esperienza deve essere attraente anche senza incentivi monetari. Le piattaforme di blockchain gaming Sandbox, Decentraland e Gala Games sembrano aver colto il messaggio, ospitando lo sviluppo di videogiochi ed esperienze che danno priorità al divertimento del giocatore.
Il futuro del Play to Earn, in un’ottica di godibilità dell’avventura, passa anche dall’aspetto visivo: nei giochi crypto come Illuvium (Immutable X) e Star Atlas (Solana), l’esperienza tripla A, basata sulla qualità del motore grafico Unreal Engine 5, è al centro dell’attenzione ed ha la precedenza sulle possibilità di profitto.